… che i piazz-ali donino le “ali” ai bambini (e ai grandini!) e diventino piazze
UN SOGNO DI PAESE
1958. Il piazzale in una cartolina d’epoca.
Quel piazzale è stato per decenni il cuore pulsante di Metaurilia. Oggi,osservando quel grigio pieno di auto e di vuoto, non ci si può credere. Ma a guardar bene, sotto la cenere arde ancora la brace. La Chiesa, la Cooperativa, la Fabbrica incorniciano col loro sapore retrò il piazzale, pronti a dargli dignità di piazza, capaci, se ben ripensati e rigenerati, di restituire identità, attrattività, servizi e buon vivere ai suoi abitanti e ai suoi “bagnanti”.
Anni Cinquanta. Operaie posano nel piazzale di fronte all’alimentari dei Pascucci (orto 24). Alle spalle il brulicare dei carri carichi di cavolfiori.
Il piazzale di una volta
Cos’era quel piazzale negli anni Trenta, Quaranta! Tutto un brulicare di carretti trainati a mano, e più raramente con l’asino, carichi di cavolfiori in primavera, e di pomodori d’estate. Uomini che caricano e scaricano, operaie che vanno e vengono dalla fabbrica e dalla cooperativa. Bisognava da contratto conferire gli ortaggi al Consorzio Agrario, che aveva sul piazzale il proprio magazzino, lì dove poi è nata la Fabbrica della Conserva. Finita la guerra e liberata l’Italia dal fascismo e dall’occupazione tedesca, la neonata Cooperativa tra gli Ortolani di Metaurilia costruisce il proprio deposito tra la Chiesa ed il Consorzio. I carretti giunti nel cuore di Metaurilia hanno quindi l’imbarazzo della scelta: i soci della Cooperativa si dirigono verso il nuovo edificio, gli altri verso il Consorzio Agrario, od anche verso il nuovo capannone di Rupoli, l’esportatore, che si trova dall’altro lato della strada. A fine giornata un salto all’alimentari per le spese necessarie ed urgenti, e poi a casa.
Ma quel piazzale è anche il cuore del tempo libero: alla domenica mattina si va a Messa, il pomeriggio gli uomini si divertono all’osteria davanti ad un bicchiere di vino e ad una briscola, o dietro l’osteria a giocare a bocce. I bambini giocano a pallone sul fianco della Chiesa, nel campo che la nuova Scuola cancellerà nel 1954.
Negli anni Cinquanta e Sessanta lentamente tutto si modifica: cominciano ad apparire le prime motociclette, gli Apetti, i furgoncini, e quel brulichio ora non ha più l’odore del bestiame, ma quello della benzina. Il vociare dei lavoratori è coperto dal rombo dei motori che sul piazzale, o sulla Statale cominciano lentamente, ed inesorabilmente ad occupare ogni angolo della scena.
E’ così che oggi questo spazio pubblico, come tanti troppi altri, è soltanto un parcheggio. Osteria, alimentari, magazzini, negozi, campo da bocce: non c’è più nulla! Soltanto il Circolo Albatros (che ha la sede presso la Cooperativa), nato nel 1984 tra i discendenti dei coloni originari, tenta di mantenere viva l’anima e il cuore della Borgata.
Una piazza per Metaurilia
2019. Un bozzetto di Frato, il pedagogo Francesco Tonucci, ideatore della “Città dei bambini” e bambino nella Metaurilia degli anni Quaranta (orto 85) che invita a restituire il piazzale ai bambini (e ai grandini).
Quel piazzale, oggi così apparentemente vuoto ed anonimo, conserva sotto la cenere un grande potenziale: la Chiesa e i magazzini sono ancora lì, anche se cammuffatti da vegetazione disordinata, cartelli pubblicitari, verande ed altre “pezze” edilizie. Lo spazio una volta destinato al carico e scarico degli ortaggi è ancora libero tutto intorno. Il mare è a due passi. Questi luoghi ricchi di memoria e che ad ascoltar bene portano l’eco delle glorie del cavolfiore e degli ortolani che lo portarono al successo, possono tornare ad essere pieni di vita e significato.
La gente di Metaurilia sogna qui la sua piazza: un luogo per fare acquisti di prima necessità, incontrarsi, giocare, fare sport, vivere. Il turista sogna un ombreggiato retrospiaggia dove trovare un gelato, un panino, una merenda a chilometro zero, un evento interessante. Facile da raggiungere grazie ad un ampio parcheggio sul retro, e a dei comodi e sicuri percorsi ciclo-pedonali lungo la Statale. Un sogno grande, che Metaurilia coltiva per il diritto di ciascuno di abitare in luoghi gradevoli, sicuri e serviti, dove anche bambini e grandini possano muoversi in autonomia. Dove lo spazio pubblico abbia la persona come protagonista, e non più l’automobile. Anche in periferia!
Una suggestione, per scoprire la “piazza” nascosta sotto il piazzale.