Orto n. 85

Famiglia Tonucci (Banchetta)

La Modonnina dei Tubi

PRIMA DI METAURILIA

1943. Augusto Tonucci e sua moglie Luigia detta Gigia

Augusto Tonucci e Pellegrini Luigia si sposano nel 1905 ed hanno la bellezza di 13 figli. Il più grande nasce nel 1906, il più piccolo nel 1924. Sono originari di Mombaroccio, ma dopo il matrimonio si trasferiscono alla Paleotta.

Augusto fa l’ortolano, ma si adatta a qualsiasi tipo di lavoro per dar da mangiare alla sua numerosa prole.

Un aneddoto familiare ricorda che per svezzare i neonati la Gigia faceva il “masticott”, ovvero una pappa per i bimbi, che non era altro che un “premasticato” dall’amorosa mamma.

L’ARRIVO A METAURILIA

Arrivano a Metaurilia nel 1939, tra gli ultimi, in una casetta del Terzo Lotto. Con loro sono rimasti i tre figli ancora minorenni, ormai grandicelli: Attilio (1921) che ha 18 anni, Elvira (1922) che ne ha 17, ed Emilio (1924) che ne ha 15.

I ragazzi fanno presto amicizia con quelli del posto e nascono inevitabilmente nuovi amori. Attilio si fidanza con Reina Lucarelli, che vive in una colonica, la prima che da casa loro si incontra andando verso la Cupa. Emilio si fidanza con Maria Giommi, dell’orto 94. Elvira invece sposa un ragazzo di Gradara dove si trasferisce diventando l’ostetrica del borgo.

Degli altri 10 figli di Augusto e Luigia sappiamo che Carlo è monaco camaldolese a Monte Giove,  Turiddu muore in un incidente con la moto nei pressi della Liscia. Sandro lavora alla fabbrica del ghiaccio al Porto ed appassionato di orologi com’è, ha dal Comune un incarico importante: mantenere in funzione al meglio l’orologio del campanile di piazzaBruno, rimasto alla Paleotta, avrà quattro figli, a Fano molto noti: basta dire don Paolo Tonucci, missionario in Brasile, Monsignor Giovanni Tonucci, Arcivescovo di Loreto, Francesco Tonucci, l’ideatore di Fano Città dei Bambini e Marco della Omar, che produce cassoni per camion. Maria sposa Arduini che ha un’azienda che costruisce ponti e strade, e che ha la concessione dei Bagni Lido.

Inoltre in famiglia gira una leggenda: sembra  che a  casa di Reina, dai Lucarelli (detti i Caslin da bas)  le donne dovessero a volte preparare banchetti speciali per nientepopodimeno che il padrone, Girolamo Solazzi ed il Duce in persona, o forse qualche suo figlio o parente. Lo stesso Augusto era tra gli ospiti, assieme ad altri non meglio specificati convenuti.

A Metaurilia comunque, i Tonucci fanno gli ortolani come gli altri. E il sabato si va al mercato col birocc carico di ogni ben di Dio, e dopo la guerra si va con la moto che tira il carretto. A casa Tonucci non ci sono  animali, a parte il maiale. Le tante bocche da sfamare, la poca pratica, la necessità di avere a disposizione una quarta camera, sono i tanti buoni motivi per farne a meno!

LA QUADRINATA DI SANT’EGIDIO

1943. Matrimonio di Attilio e Reina nella Chiesa di Metaurilia

Attilio è tra i pochi ragazzi “a piede libero” in quel tempo. E’ esonerato dal servizio militare. Ma quando arrivano i tedeschi è attratto dalle loro attività, soprattutto perchè si sistemano nei pressi di casa.

I tedeschi hanno infatti installato, sulla collinetta dove si trova la cappellina di Sant’Egidio, la “quadrinata”, una batteria di mitragliatrici pronte a colpire gli aerei inglesi. Un giorno, mentre Attilio è lì con loro, passa un gruppo di velivoli alleati in ricognizione a bassa quota e li intravede. Immediatamente lo stormo cambia rotta e torna indietro. Il terrore prende Attilio ed i tedeschi, ma al nuovo sorvolo degli aerei della RAF esplode solo il …. silenzio! Nessuno spara. Né gli inglesi, né i tedeschi.

Sant’Egidio viene successivamente  bombardata e distrutta dagli alleati. Per tanti anni, arando il terreno verranno fuori mattoni, pietre ed oggetti del monastero e della torre preesistenti, tesori per la gioia di grandi e piccini.

Quando iniziano i bombardamenti la famiglia si rifugia a Vergineto. Il mese successivo Fano viene liberata dagli alleati e la famiglia torna a Metaurilia.

Nel 1945 Attilio sposa la sua Reina e nel 1946 nasce la primogenita, Anna.

Augusto e Gigia con gli sposi Attilio e Reina ed il figlio Carlo, frate camaldolese che ha celebrato le nozze

LA MADONNINA DEI TUBI

La vita da ortolani riprende.

Negli anni Cinquanta il cugino Ennio, che ha un’avviata attività di produzione di fabbricati in cemento alla Liscia, in viale Cairoli. propone ad Emilio di associarsi e trasferire la produzione a Metaurilia, per poter ampliare l’offerta e gli affari usufruendo dei maggiori spazi per il deposito e l’esposizione dei manufatti .  Nasce così  l’impresa “Tonucci” che produce pali per le vigne, cordoli, vasi, tubi per fogne e pozzi, ma anche l’immancabile Biancaneve, tutti ben visibili dalla Statale. Questa variazione al ritmo degli orti diventa punto di riferimento per chi percorre la Statale in corriera e vuole scendere alla fermata prossima ai Tonucci: “Autista, si fermi alla Madonnina dei tubi!” – elevando cosi’ Biancaneve al più alto dei cieli!!!

L’impresa Tonucci darà lavoro non solo a quelli di casa ma anche a diversi Metaurili.  Attilio lavorerà per un certo periodo nella ditta del cognato Arduini, poi subentrerà quale socio nella ditta che prenderà quindi il nome “Fratelli Tonucci”.

Anche i vari nipoti di Augusto e Gigia trascorrono a Metaurilia giorni e notti,  ospiti dei nonni. Le sorelle Elvira e Maria una volta vedove,  passano spesso giorni interi a Metaurilia a giocare a briscola con Reina. La casetta n. 85 è sempre piena di vita.

Nel 1963 l’attività prosperosa consente di ampliare la casa in larghezza ed altezza facendo finalmente spazio alle diverse famiglie che vi gravitano e che si allargano.

Reina ed Attilio hanno la seconda figlia dopo ben 10 anni dalla prima. Maria Grazia nasce infatti nel 1954. Ancora nove anni per la terza figlia, che nasce nel 1963. E nel 1965 arriva finalmente Vincenzo, il sospirato figlio maschio, dulcis in fundo.

Attilio Tonucci

Carlo Magini, Natura morta con vasetto bombé, limone, ostriche, pane e zucca, XVIII sc. Quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

IL MISTERO DEI SOPRANNOMI

Sull’origine del soprannome “Banchetta” c’è alone di mistero.

In famiglia qualcuno che il soprannome provenga dai grandi “banchetti” che nonno Augusto e nonna Gigia preparavano per radunare la loro grande famiglia, allargatasi ad un numero ancor più grande di nipoti. Ma è storia troppo recente per essere credibile. Il soprannome ha radici secolari.

I Tonucci, dell’orto 41, che non sono parenti, dicono di essere di un’altra rama, quella dei “Caplacc” del Bersaglio”.

Altri citano i “conti Banchetta”. Ed il mistero si infittisce!

Fattostà che i Tonucci del Bersaglio avevano allora un gran nome, portato avanti dai Rupoli, di essere grandi ortolani. E così i Tonucci “Banchetta”, ed i Tonucci Caplàcc  parenti o no, hanno beneficiato della nomea per ottenere la casa.