Orto n. 24

Famiglia Pascucci (Pascuc)

I CUMERCIANT D’LA METAURILIA

PRIMA DI METAURILIA

Guerrino Pascucci e Ida Carnaroli, vivono in una casa colonica sulle colline di San Biagio, da dove si vede il mare. Sono mezzadri, ed hanno tre  figli: Valiorchina (1920), Ida (1926) e Primo (1932).

La casa ha un enorme focolare, attorno al quale si svolge la vita quotidiana: la colazione avviene all’alba con frutta e un po’ di latte per i bambini. Il pranzo è annunciato da mamma Ida, dopo una mattinata di duro lavoro nei campi, sventolando una tovaglia bianca attaccata ad un ramo. D’inverno Guerrino ogni tanto prende la scala e sale sopra il gelso a recuperare la frutta estiva nascosta tra la paglia dentro la chioma dell’albero.

Alla sera  si riuniscono tutti insieme, ed il babbo racconta spesso ai bambini di quando fu ferito sul Piave e si finse morto per non essere ucciso.

Per andare a scuola i bambini percorrono a piedi tre chilometri ad andare e tre a tornare. In primavera si fermano a raccogliere le “signorine” come le bambine chiamano le orchidee selvatiche da portare alla mamma.

Intanto un’altra coppia, formata da una delle sorelle di Ida, Cesira, e dal marito Betti Marcello chiede al Comune, nell’estate del 1936, di aprire una rivendita di vino e di generi alimentari presso la neonata Metaurilia.  La coppia ha già un’analoga licenza presso il Mulino Albani.
Il Podestà accoglie l’istanza per le seguenti ragioni: “In considerazione dell’importanza che va sempre più assumendo questa Borgata rurale e della necessità di creare un esercizio di rivendita, data la notevole distanza attuale da esercizi del genere (oltre due chilometri) il Sig. Podestà accoglieva in via di massima tale richiesta fissando la località in cui avrebbe potuto sorgere il nuovo fabbricato”. Ci si orienta sul terreno di una delle case coloniche preesistenti alla Borgata, perchè molto ampio, quello dei Sorcinelli, che si trova in un punto perfettamente baricentrico rispetto all’asse di sviluppo dei 51 orti fino a questo momento realizzati a Metaurilia.

Alfonso Fiori (il tecnico responsabile della Borgata) ha l’incarico di stimare il terreno (6 agosto 1936): verranno venduti 1.430 mq a 4.000 £  per la realizzazione dello spaccio e dell’abitazione ed affittati ulteriori 1.920 mq di terreno da adibire ad orto, per 200£ all’anno.

L’osteria – alimentari.

FALSA PARTENZA

6 agosto 1936. La relazione di stima del terreno per la costruzione dell’alimentari.

Marcello però resiste pochi mesi, gelosissimo della bellissima moglie Cesira, addetta all’alimentari, che è anche un’osteria frequentata da molti uomini. Cede quindi l’attività alla sorella della moglie, Ida Carnaroli.
Ida e Cesira hanno altri fratelli, Aldo e Arturo, e sorelle Eugenia e Virginia emigrata in America. Una volta sistemati i figli, Cesira lascerà il marito e la raggiungerà in America.
Ida Carnaroli ed il marito Guerrino Pascucci completano la costruzione dell’abitazione annessa all’attività di alimentari ed osteria. Per costruire l’edificio occorrono 6 mesi, durante i quali le figliole Valiorchina, che ha 16 anni, ed Iva che ne ha 10, rimangono a San Biagio con la nonna, a gestire la casa e ad accudire il fratellino Primo. Finchè la casa non è pronta e la famiglia al completo si trasferisce in questa zona paludosa e che profuma di salmastro.

Dal silenzio della campagna al chiasso di un’osteria: non è facile per i bambini abituarsi ad essere sempre circondati da persone che parlano, sbraitano spesso ubriachi e fanno anche battute un po’ stupide. Per fortuna ci sono tanti bambini con cui divertirsi, e la Statale, di fronte a casa, è un buon campo da gioco: passa un carretto ogni 10 minuti, e ci si può perfino pattinare.

L’edificio si apre a ridosso della Statale ed ha due porte, una per l’osteria e lo spaccio, dove si vende un pò di tutto, dal pane alle sigarette, l’altra per l’abitazione dei Pascucci, composta di due camerette ed una cucina.

I PRIMI TEMPI A METAURILIA

 La casetta e l’orto dei Pascucci a sinistra, il gioco delle bocce,  l’osteria a destra.

I primi due anni sono difficili. I Metaurili sono gente “puretta” che riesce a pagare soltanto a maggio ed a novembre, quando a loro volta vengono pagati dal Consorzio. Per tutto l’anno acquistano a credito, e sempre nella speranza che il raccolto vada a buon fine.
I Pascucci chiedono quindi a volte un prestito a due buone signore di Fano: “Cle do don ci an dat in prestit sa un bigliettin”, ripete spesso Ida, orgogliosa e grata della fiducia concessale.

Nel 1938, i Pascucci decidono di chiedere anche loro una casetta al Comune, per poter arrotondare le entrate coltivando un orto come gli altri. Viene quindi loro assegnata la casetta n. 16 del III lotto, l’ultima costruita di tutta Metaurilia, la 115esima, tra l’osteria ed i Minestrini. La terra consiste in 4000 mq, ancora una volta frazionati dal terreno della colonica di Sorcinelli.

LA PRIMA PIETRA DELLA CHIESA

Un bel giorno del 1937 si sentì vicino a casa un gran trambusto: arrivarono camionette, giovani impettiti, chiassosi, con divise ed elmetti neri, che scortavano un macchinone mai visto. E tutti del borgo erano lì, nel centro: si sentiva dire sottovoce “è arrivato, è arrivato proprio lui… il duce”.

Il Duce in persona diede le prime due belle vangate pensando così  di posare la prima pietra di una bella cattetrale in cemento armato a pianta rotonda. I lavori rimarranno invece fermi per quasi un anno, per poi partire di gran lena e costruire la chiesa di oggi: di dimensioni contenute, in muratura a pianta rettangolare.

Ida, oltre all’osteria e allo spaccio, si occupa anche della custodia e pulizia della nuova chiesa.

MAGLIE, COMUNISTI ED OPERA LIRICA

Iva, figlia di Ida e Guerrino, sul retro dello spaccio. In fondo si vede la chiesa.

Quando Iva si fa grandicella, Ida la manda a Fano, in fondo al corso, dalla zia Fedora per tre anni ad imparare il mestiere di magliaia: babbucce di lana, golfini per neonati e ricami.  Il babbo della zia Fedora è  “Cesarone”, che, povero, ogni primo maggio di quegli anni sa già come lo dovrà trascorrere: è comunista e così i fascisti, per evitare guai, lo mettono in galera preventiva. Un giorno persino lo appendono con una corda a testa in giù dalla Liscia minacciando di mollarlo se non rinnega la sua fede politica, ma lui li sfida dicendo “Provateci! Tanto io non cambierò mai idea”. Fedora è amante dell’opera: mentre cuciono, cantano. Così Iva conobbe l’”Aida” la “Madama Butterfly”,  “Il barbiere di Siviglia” e “La Signora delle Camelie”.

LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA

Guerrino si occupa con passione dell’orto, e Ida dell’osteria e dello spaccio. Ida è una donna molto intraprendente ed autonoma. Ha un mosquito con il quale va a Fano per raggiungere i fornitori. Per questo è giudicata da molti una poco di buono.

Bebi sposa nel 1942 Renato Pucci dell’orto 78, quello proprio di fronte.  Poco dopo il matrimonio Bebi ed Iva partono per Napoli, dove Renato  svolge il servizio militare in marina.  Ida vende l’anello di fidanzamento per vestirle ciascuna di un bel cappotto e cappello. Le ragazze soggiornarono per una settimana ammirando piazza Plebiscito e le vetrine di via Umberto 1. Ma l’ultimo giorno, mentre stanno raggiungendo la stazione per il viaggio di ritorno si trovano sotto i bombardamenti e scappano per la paura. E’ il primo assaggio della guerra che con lo sbarco degli alleati sale mese dopo mese fino ad arrivare a Metaurilia, fino ai terribili momenti dell’Armistizio e dei bombardamenti del Ponte Metauro.

Valiorchina, detta Bebi col fidanzato Renato Pucci, dell’orto di fronte, il 79.

PER COLPA DI UN PROSCIUTTO

Una mattina, i bombardamenti arrivano dal mare da navi inglesi, e Ida quasi non ci lascia le penne passando con la sua bicicletta sul Ponte per portare le uova al mercato. Nello sfuggire alle raffiche si ripara nel fosso facendo delle uova una bella frittata. Tutto precipita in un baratro infinito.

Dietro  casa dei Pucci c’è il “cosidetto monte”, quello che ai bambini sembrava l’Everest: lì sotto, a metà tra i Trensin dell’orto 78 e i Trensin dell’orto 79,  c’è un tunnel scavato nella terra che serve anche da cantina. Lì si riparano in tanti spaventati e disperati.

Di settimana in settimana i bombardamenti si intensificano e la paura diventa insostenibile. I Pascucci fuggono verso l’interno, presso la casa colonica dei Montanari. Ma Guerrino, messa in salvo la famiglia,  si ricorda con sgomento di aver lasciato a casa un bel prosciutto e non gli va proprio giù di lasciarlo alle scorribande tedesche. Decide quindi di tornare a riprenderselo. Preso il prosciutto e messo in spalla, nelle poche centinaia di metri tra l’orto e la salvezza  lo sorprende una pattuglia di tedeschi che lo porta nelle grotte vicino al fiume: sospettano di lui, pensano che sia una spia degli Alleati, soprattutto perché, nel panico, si rivolge loro in inglese, provando a raccontare del breve periodo trascorso da emigrante in America. Ma mentre se la sta vedendo brutta il bombardamento giunge alle grotte di Metaurilia “seconda”  ed i tedeschi se la danno a gambe; Guerrino terrorizzato rimane nella grotta tremante di freddo e di paura. Ben presto viene sorpreso nel nascondiglio da soldati inglesi che lo credono un spia dei tedeschi. E di nuovo Guerrino tira fuori quel poco d’inglese che ancora galleggia nella sua memoria e disperato cerca di convincere gli Inglesi che è solo un contadino del luogo.

Nella notte Ida e i ragazzi non si rassegnano alla scomparsa di Guerrino e lo aspettano ancora in cima alla strada: da lontano un puntino comincia ad avvicinarsi finchè prende forma Guerrino, miracolosamente salvo lui ed ancor più miracolosamente il prosciutto.

Iva e Risiero con la piccola Susanna. Sullo sfondo i pini marittimi lungo la statale, oggi scomparsi.

IDA ED IL SUO FIUTO PER GLI AFFARI

Ida, davanti al bar.

Finalmente il fronte passa.

I Pascucci tornano nelle loro case, mezze sgangherate, ancora in piedi ma con le porte divelte, l’orto spazzolato: il fronte si è portato via anche le patate che avevano cercato di salvare tagliando loro le foglie. Da tutte le parti spuntano soldati polacchi e indiani in transito.

Iva rimane traumatizzata a lungo dal ricordo dei bombardamenti e Ida cerca di curarla con  delle strane erbe strane che coltiva in giardino.

E tutto lentamente ricomincia. Iva si fidanza con Risiero, il fratello di Renato, marito di sua sorella Bebi ed anche a lei non resta che attraversare la strada per iniziare la sua nuova vita di sposa. Ma soltanto dopo aver costruito la casa. Perchè lei e Risiero, ex partigiano, credono nella giustizia sociale e nel loro diritto all’autonomia e si sposeranno soltanto quando avranno una casetta tutta per loro.

Ida, si da un gran da fare. Produce e vende cartoline di Metaurilia. Apre una sala da ballo vicino all’orto 28, dei Santini, facendo arrabbiare così tanto il parroco che per anni si rifiuta di portare la benedizione in casa Pascucci. Mamma Ida prosegue nel suo piglio da imprenditrice trovando la maniera di  sistemare tutti i figli: Valiorchina (detta Bebi, perché la zia Virginia, quando tornava in visita delle sorelle dall’America, così chiamava la piccola: “Baby”), coniugata con Renato Pucci, della casetta 79, andrà a vivere dall’altro lato della strada ed aprirà un nuovo alimentari, mentre Ida trasforma il suo locale in bar. Iva, che per anni farà la magliaia per conto della ditta “Sperandini”,  aprirà poi, negli anni Sessanta, nella sua casa a fianco della sorella un negozio di articoli per la spiaggia. Primo avrà la concessione di Baia Regina, la spiaggia che si trova proprio dietro la chiesa, e voluta con determinazione dalla mamma.

Guerrino morirà tragicamente nel 1961 investito da un auto proprio davanti a casa, mentre attraversa la statale per comprare il pane nell’alimentari della figlia Bebi. Abbagliato dal sole invernale del mattino non vede l’auto color argento che lo raggiunge a tutta velocità. Ad ucciderlo non furono quindi le ferite di guerra riportate, nè il “prosciutto”,  ma la “bella e comoda” statale Adriatica.

Ida produce e vende cartoline di Metaurilia.