Un progetto “fluido”

Una chiesa fuori dal Comune

La chiesa di Metaurilia è dedicata a San Benedetto Abate e sul fronte svetta il suo austero motto: “Ora et labora”. Mussolini donò 125.000£ per la sua realizzazione, “perchè desse quei conforti di cui i rurali hanno bisogno per rimanere legati alla terra”. Quando approvò il progetto la chiesa era rotonda, ampia, in cemento armato. Grande fu la sua delusione, narrano i Metaurili, quando la vide svettante nel centro della Borgata: angusta, rettangolare e costruita nel più tradizionale dei modi, in muratura!  

1938. Metaurilia prima della costruzione della chiesa.

Nascita di un’idea di chiesa

L’Ora, 6 marzo 1937

Nel marzo 1937 il Duce, onnipresente quando si parla di Metaurilia, elargisce 100.000£ per avviare la realizzazione di una Chiesa che desse “quei comodi senza i quali oggi – è deprecabile ma è così – i rurali fuggono dai borghi per ammassarsi nelle città”. (L’Ora, 6 marzo 1937).

Quei comodi ” effettivamente a Metaurilia non ci sono ancora. La borgata non è completata. Mancano le casette del terzo lotto e mancano del tutto i servizi. Il disegno della Borgata virato in fretta e furia – per bypassare la burocrazia nel luglio del 1934 – dalla riva sinistra del Metauro alla riva destra, perde completamente l’idea di “borgo” per assumere uno sviluppo lineare dovuto più alla forma delle proprietà acquisita dalla Contessa Matilde Saladini Montevecchio, che ad un pensiero urbanistico. Non c’è una piazza, non ci sono più gli edifici pubblici presenti invece nel progetto originario in riva sinistra.

Quando i Pascucci di Gimarra chiedono nel 1936 di aprire a Metaurilia un alimentari, il Comune, colto alla sprovvista, gli assegna una porzione di terreno nei pressi della colonica preesistente di Sorcinelli (orto 23) dove è possibile reperire un terreno in quanto la serie di casette si interrompe per un centinaio di metri. Delle tre coloniche a mezzadria della Contessa, preesistenti a Metaurilia (le altre sono quelle degli Aiudi e dei Cingolani), alle quali sono stati lasciati diversi ettari di terra, quella di Sorcinelliè la più baricentrica. Viene individuato così in modo del tutto improvvisato il centro della borgata. E’ talmente casuale ed improvvisata la scelta, che quando di lì a poco si comincia a pensare ad un asilo infantile, la proposta dell’ufficio tecnico comunale è di realizzarlo nei pressi dell’orto 84, cioè dove oggi c’è il Centro Scarpa.

Centinaia di cittadini disoccupati si sono trasformati in rurali operosi”, si scrive nello stesso articolo. Gli articoli dell’Ora sempre asserviti alla prosopopea della Propaganda Fascista (il fondatore e direttore della testata è Raffaello Riccardi, il parlamentare nostrano più vicino al Duce) su questo punto mentono sempre: in realtà solo 1 o 2 delle 115 famiglie di Metaurilia proviene dalla città. I Metaurili sono stati invece accuratamente selezionati tra i contadini delle campagne fanesi con forte preferenza a chi avesse già pratica di orto. Questi rurali così “ruralizzati” vedono finalmente nascere in questa nuova “colonia” il primo (ed ultimo) “comodo” realizzato nel Ventennio: la chiesa.

Il 2 maggio successivo viene infatti posta la prima pietra ad opera del non ancora vescovo Vincenzo del Signore. Passano due anni e mezzo, prima che la Chiesa venga consacrata, il 22 ottobre del 1939, ed inaugurata il 28 ottobre 1939, che non è un giorno a caso. E’ il giorno della Marcia su Roma del 1922, festa nazionale nel Ventennio. La Chiesa di Metaurilia, pronta  già da agosto ha dovuto così attendere due mesi per l’inaugurazione.

1937.  Alfonso Fiori. Progetto di localizzazione della chiesa (rotonda).

Un progetto fluido

1937. Ing. Cesare Eusebi. Pianta e prospetti del progetto a pianta rotonda, e quello intermedio a pianta quadrata, per la nuova chiesa di Metaurilia.

Il comune affidò il progetto della chiesa all’ingegnere fanese Cesare Eusebi (1904-1993). Eusebi progetta una chiesa a pianta circolare di 250 mq con copertura piana in cemento armato, secondo il gusto dell’architettura razionalista dell’epoca, con l’intento di interpretare “le forme classiche e proprie della nostra più viva architettura romano-cristiana”.

Il progetto deve però fare i conti con la difficoltà, in regime di autarchia, di reperire il ferro per il cemento armato. Passa più di un anno senza che si possa avviare la costruzione della chiesa. Nell’ottobre del 1938 arriva finalmente il ferro, ma in quantità del tutto insufficiente. Eusebi viene quindi sollecitato dal Comune a variare il progetto in modo tale da prevedere una costruzione più tradizionale, da realizzare in muratura ordinaria, come obbliga il Regio Decreto Legge n. 2015 del 22/11/1937 , rinunciando così alla flessibilità progettuale del cemento armato. In particolare si chiede di sostituire la copertura piana con un tetto più tradizionale. Di qui la modifica della forma che da rotonda diventa prima quadrata, e poi rettangolare. Il geometra Fiori così commenta in una lettera indirizzata ad Eusebi: “Il nuovo progetto presenta nell’insieme un carattere meno moderno e più rustico del precedente, ma più intonato a quello della Borgata Metaurilia ed alle modeste casette rurali che lo compongono”.

Eusebi disegnò quindi un più tradizionale tetto a capanna, realizzato attraverso le classiche “capriate lignee con copertura in cotto applicate sui volumi puliti e lineari di un’aula rettangolare” (Volpe). Si sbizzarisce poi nei decori della superficie interna della copertura: bianchi e rossi fitti ed alternati riprendono i colori dello Stemma Araldico del Comune di Fano, ottenendo un effetto ottico unico e suggestivo, quasi pischedelico.

E’ una chiesa che ha un carattere veramente unico: non appartiene alla Diocesi, ma al Comune! Di conseguenza il progetto si porta dietro un grande difetto che avrà conseguenze importanti nella storia di questa parrocchia: non c’è la canonica. E quindi, non c’è posto per il prete!

L’Ora, 11 novembre 1939

1952 circa. Metaurilia dopo la costruzione della chiesa e della di poco successiva fabbrica della conserva

I decori

Sulla facciata della chiesa si trova un bassorilievo di San Benedetto Abate in pietra bianca scolpito dal prof. Giuseppe Cuccaroni (1909-1989) che ha realizzato anche quelli dei quattro evangelisti all’interno della chiesa. Il Santo è circondato degli oggetti tipici della ruralità (aratro, carriola, spighe, grappolo d’uva, incudine).

Le scritte sui due portoni laterali invitano i Metaurili al loro dovere di buoni cristiani, e bravi “rurali”: ORA ET LABORA (non a caso è il motto dei benedettini) e CRUCE ET ARATRO.

Curioso è il campanile a vela ospitante tre campane. Interessanti anche il battistero e l’acquasantiera in puro ed essenziale stile razionalista.

Sopra il portale, all’interno della chiesa, si notano i fori dei chiodi che reggevano una scritta in bronzo fatta staccare dal Sindaco al Marmurin dell’orto 15 nell’immediato dopoguerra, assieme ai fasci littori presenti in ogni casetta di Metaurilia, :

“A.D. MCMXXXIX XVII ERA FASCISTA
BENITO MUSSOLINI DUCE DEL FASCISMO
DONO’ QUESTA CHIESA A METAURILIA
PERCHE’ AL NOBILE LAVORO DEI CAMPI
FOSSE GUIDA E CONFORTO LA FEDE

La Chiesa è costata nel complesso circa 200.000£ e l’impresa costruttrice è la Gino Pedini che ha realizzato anche buona parte delle casette di Metaurilia. Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare l’interessante libretto di Gianni Volpe, “La Chiesa di Metaurilia“, 2017.

Il fascino dell’essenzialità

2019. Galleria fotografica a cura di Luca Belogi e Maura Garofoli

2019. Interni della chiesa di Metaurilia (foto di Luca Belogi)