Così vicine, così intrecciate, un unico destino.

Metaurilia e Torrette: un rapporto stretto

Albergo Torrette – 1945 – “Foto Kaufmann, Checkertail Clan, 325th FG, USA. Collezione Edi Eusebi”

Il fascinoso albergo è il teatro di un caleidoscopio di intrecci tra Metaurilia e Torrette,  a cominciare dall’amore contrastato tra il gestore dell’albergo prestigioso e la bella ortolana. A seconda delle epoche, della storia e degli umori l’albergo è caserma, ospedale, sala da ballo, cinema, parrocchia, asilo ed alcova.

Sfollati a Torrette

Dal sito di MarcheLiberate gli Alleati nel nostro territorio.

Molti Metaurili sono originari delle coloniche di Torrette. E’ quindi naturale che nel 1944, sotto i bombardamenti Alleati molti decidano di sfollare proprio da queste parti, quanto più lontano possibile dal Ponte Metauro, il vero bersaglio delle bombe, qui dove ancora risiedono amici, parenti e conoscenti.
I Mingucci ( orto 9) provengono ad esempio da una colonica di Torrette che si trova sulla strada per Santa Croce. La proprietà è di Girolamo Solazzi, un bravo padrone:  già negli anni Trenta aveva asfaltato la strada davanti casa, dotata già molto prima di altre di luce elettrica e di altre comodità. Durante lo sfollamento i Mingucci tornano proprio a Santa Croce, da cui ogni giorno gli adulti fanno avanti e indietro, 4km, per seguire l’orto. Anche Settimio Rosa, il casellante delle ferrovie nei pressi della foce del Metauro,  sfolla con la famiglia a Santa Croce, vicino alla casa di Cinto Guerra. In quella circostanza Maria, moglie di Settimio, si ammala e viene curata da un medico dell’esercito tedesco. In seguito si spostano presso la casa dei Rossini (o Roscini) di Torrette fino a quando un brutto giorno qualcuno appicca il fuoco ai pagliai e sono costretti a scappare  e rifugiarsi nella casa di Bettitelli.
La famiglia di Oddo Tonucci (orto 64), sfolla anch’essa a Santa Croce, ma dagli Arceci, che vivono in una casa al principio della salita, di proprietà della Congregazione di Carità. Gli Arceci conoscono Oddo da tempo: a soli 12 anni infatti Oddo andò presso di loro, i “Bagaiò“, a fare il garzone. E’ comunque una sistemazione rischiosa. Spesso i tedeschi entrano in casa per bere, e gli uomini sono costretti a nascondersi per evitare i rastrellamenti. Si sdraiano sulla  paglia e si nascondono sotto le coperte tra pulci e pidocchi, e sopra i bambini che invece di giocare come supplicano le mamme, rimangono impietriti dalla paura. E’ un problema proteggere  anche le ragazze da quel giro di soldati. Si cerca di non lasciarle mai sole e  si attrezzano per dare ad intendere di avere il ciclo, nella speranza che questo le salvi.
I Montanari, della colonica di Ponte Alto, costretti a sfollare,  vanno a Torrette dai Di Tommaso (detti Biagion),  parenti di nonna Elvira.
I Gambelli (orto 67) sfollano invece alle Porte di Ferro, una colonica sulla strada di mezzo in direzione  sud rispetto all’albergo. Qui vivono i De Cecco, suoceri di Rinaldo e i Diotallevi, detti Talè.  La fuga è difficile e pericolosa: i terreni sono minati e se non fosse stato per la prontezza dello zio Egisto , fratello di Rinaldo, la piccola Anna sarebbe saltata in aria. Inoltre gli Alleati sparano contro i tedeschi ed i Gambelli sono costretti a buttarsi a terra. Egisto sventola un fazzoletto e a quel punto la Cicogna inglese li scorge e li protegge fino alla colonica.Non sono soli. In quella casa sono sfollate più di 70 persone: le tre famiglie Gambelli (orti 67-68-69) e tanti altri.

Estate 1944: teatro di guerra

MarcheLiberate.it

Nel 1944 Metaurilia e Torrette si trasformano in un terribile campo di battaglia. I tedeschi agiscono da terra con le “quadrinate“, una sorta di mitragliatrici utilizzate per colpire gli aerei inglesi che spingono sempre più i tedeschi in ritirata.  Cercano inoltre di ostacolare l’avanzata del Fronte minando il terreno di tutta la zona fino al fiume Metauro e dispongono tronchi d’albero ed ostacoli lungo l’Adriatica.

Un giorno i tedeschi, che attendono da un momento all’altro l’arrivo del fronte alleato, sono a caccia di civili per alcuni lavori di guerra. I Carnaroli  (orto 48), sfollati a Torrette dagli Orciani, sono dell’idea che sia meglio assecondarli, per salvare la pelle. Basilio, allora diciassettenne, viene portato via ed incaricato di un lavoro delicato: mentre alcuni soldati tedeschi posano mine nei campi, lui li deve seguire con la matassa di un grosso filo. Serve per riconoscere i luoghi dove sono state poste ed evitare di inciamparci. Va così da Torrette a Ponte Metauro, dopodichè viene rispedito a casa. Gli viene ovviamente suggerito di seguire il filo, per evitare di saltare in aria.
Il Fronte a sua volta cerca di mettere in difficoltà i nazifascisti e interrompere i collegamenti ferroviari bombardando i Ponti e le Stazioni.
A Metaurilia si forma una Squadra di partigiani per lo più adolescenti, col compito di agire di notte in azioni di sabotaggio. Il territorio nei pressi del fiume Metauro è strategico ed è infatti presidiato da tedeschi alloggiati presso il casolare di “Marcantugnin” dell’orto 23, e dai fascisti della milizia, di stanza nei pressi dell’albergo Torrette. I nazifascisti facevano ogni giorno la ronda lungo la Statale, in bicicletta a caccia di antifascisti, sabotatori e disertori.
Schegge impazzite e lamiere saettano nell’aria e minacciano, feriscono ed a volte uccidono. Egisto Gambelli (orto 69) viene ferito alle natiche da una scheggia che ne porta via una “bistecca”. Viene soccorso e trasportato a Senigallia presso un’infermeria militare tedesca, dove l’esercito in ritirata non riesce a prendersene cura come si deve. Soltanto  dopo il passaggio del Fronte viene trasferito all’infermeria Alleata organizzata presso l’Albergo Torrette, dove finalmente trova le cure giuste. Anche Anna, la figlia dodicenne di suo fratello Rinaldo (orto 67) viene curata lì, dopo la Liberazione, quando si taglia un dito preparando la conserva  con una macchina che trita i pomodori.

Alceo  e Risiero Pucci, due giovanissimi partigiani di Metaurilia

Simpatie Alleate

Alleati e civili solidarizzano (MarcheLiberate.it)

Dopo la Liberazione gli Alleati si fermano a Torrette e Metaurilia a centinaia, chi per diversi giorni, chi per settimane, chi per diversi mesi. I soldati sono attendati sulla spiaggia e nelle campagne, gli ufficiali comodi all’Albergo Torrette, dove organizzano anche un ospedale per assistere i soldati feriti al Fronte. Hanno tra gli altri il compito di bonificare dalle mine il territorio, divenuto estremamente insidioso, e dove alcuni civili trovano la morte quasi ogni giorno. Nella prima settimana successiva alla Liberazione  i partigiani Alberto Montanari e Risiero Pucci (orto 79) girano con gli Alleati perché sanno dove si trovano le mine.
Il 29 settembre 1944 Risiero è con Alberto ed altri proprio a Torrette. Ci sono dei tronchi buttati sulla strada dai tedeschi per intralciare l’avanzata del fronte alleato. Il gruppetto sa che il terreno è minato, ma sa anche come intervenire. Un ragazzo del posto, Bruno Temellini,  si avvicina desideroso di dare una mano. Risiero non fa in tempo a dire “Non toccare niente”, che saltano tutti in aria. Alberto, Risiero, questo ragazzo ed un soldato inglese rimangono feriti. Vengono ricoverati a Senigallia dove Bruno e l’inglese muoiono dopo pochi giorni. Alberto è ferito ad una gamba, Risiero alla testa, ad un braccio e ad una coscia. Dopo un mese Alberto e Risiero vengono trasferiti all’ospedale di Ancona fino alla guarigione.
Negli accampamenti Alleati gira ogni ben di Dio: gallette, scatolette di carne, cioccolata. Un pane bianco candido, mai visto.  Gli ufficiali di stanza presso l’Albergo Torrette sono una continua fonte di sorpresa per i bambini del primo dopoguerra: è nel parco dell’Albergo che rimangono incantati davanti al primo Albero di Natale ed assaggiano la prima cioccolata della loro vita. I ragazzi sono tanti e si fermano per tanto tempo. Hanno bisogno di qualcuno che lavi loro la biancheria. Quasi ogni orto di Metaurilia ha nel cuore qualcuno di questi ragazzi americani o inglesi, cui lavavano i panni ed a cui piano piano si affezionano immaginando, avendoli vissuti in prima persona, i patimenti dei familiari lontani, ed il loro profondo sentimento di solitudine.
Vanda, moglie di Luigi Gregorini (orto 77) si rende utile lavando i panni degli inglesi attendati al “brulin”, l’area brulla alle spalle della spiaggia di Torrette. Manda Anna, la figlioletta più grande, che ha 10 anni, a ritirare i panni da lavare. In cambio gli inglesi offrono alla famiglia ed alla bambina, pane, cioccolata e pasta. Un soldato Alfred, prende Anna in simpatia, la chiama “Avrish”, per il suo nasino a patata, e cerca di proteggerla: “Tu bambina grande, tu no nelle tende. Tu meglio aspettare fuori laundry”. “Laundry” è la biancheria da lavare. Quando Alfred torna a casa scrive alcune lettere alla famiglia della bimba che tanto lo ha intenerito e manda anche dei pacchi, dove lascia sempre qualche soldo per Anna. Ed anni dopo, scendendo a Rimini da una nave da crociera torna con la moglie a cercarla.
Un soldato di nome Perry si affeziona ai Tartarughi (orto 71) ed in cambio del bucato va spesso a trovarli e porta sempre con sè delle leccornie, con un occhio di riguardo ai bambini: conquista tutti con cingomme, panini, cioccolata, ma anche sigarette e sapone. Un giorno la piccola Liliana, di 5 anni, si ferisce ad un piede con un chiodo arruginito. Perry la prende sulle spalle e la porta nell’infermeria del campo a medicare il piedino.
Gli Alleati non portano a Metaurilia e Torrette solo leccornie. Si attrezzano con i sottoservizi che a molti mancano: portano la luce elettrica nei loro campi, consentendo quindi anche alle coloniche fino allora sprovviste di allacciarsi, e si approvvigionano di benzina da condotte messe su in quattro e quattrotto, dalle cui falle più o meno “spontanee” anche i residenti vanno con le taniche a fare scorta!

Il Principe dei ghiacci e Cenerentola

1933. La famiglia Renzi – Renzo Angiola Armando Franco ed Alma Pia

Le ragazze di Metaurilia, si sa sono una più bella dell’altra. Neanche Renzo Renzi riesce a resistere. Renzo è il figlio di Armando, il gestore dell’Albergo Torrette. Armando appartiene ad una buona famiglia  di San Lorenzo in Campo ed ha viaggiato l’Italia facendo il capostazione. Ad Orbetello conosce e sposa Angiola Montiani, figlia di nobili decaduti. Da Merano, dove si sperimentano come albergatori, arrivano a Torrette su suggerimento della sorella di Armando, che lavora alle Poste di San Lorenzo. Con loro ci sono anche i 4 figli: Renzo, Franco, Alma Pia e ed il piccolo e fragile Balilla. Finita la guerra l’albergo riprende pian piano le attività e Renzo va spesso a Fano in sidecar per approviggionare le cucine del ristorante del ghiaccio necessario alla conservazione degli alimenti. Non può fare a meno di notare una bella e giovane ortolana che si prende cura di migliaia di piante di pomodori, nell’orto 82. Si chiama Clara e Renzo ne è irrimediabilmente attratto malgrado tra loro ci siano ben 15 anni di differenza. Angiolina, la matrona dell’albergo, mamma di Renzo, non vede di buon occhio la ragazza, ai suoi occhi non all’altezza del livello sociale di suo figlio. E peggio accoglie le loro nozze e la nascita nel 1953 di una nipote femmina, Viviana. Renzo e Clara vivranno quindi a Metaurilia, presso l’orto 82, dove si costruiscono una nuova casetta e dove decidono di affittare l’orto ad un benzinaio, visto che non possono prendersene cura. Quando però, nel 1958 al secondogenito viene dato il nome del nonno, Armando, morto dieci anni prima, Angiola si rasserena ed accoglie finalmente nuora e nipotini all’albergo. Renzo con la mamma Angiola gestirà l’albergo fino al 1968.

1960. Nonna Angiola con Renzo, Clara e i nipotini Viviana ed Armando

“Galeotta fu Torrette”

Gli Alleati di stanza a Torrette organizzano feste danzanti

Tra Torrette e Metaurilia i legami o erano già stretti, o presto lo diventano. Perchè sono divise da pochissimi chilometri, tutti a portata di bicicletta. E ciò che è a portata di bicicletta, negli anni Trenta-Quaranta-Cinquanta è anche, inevitabilmente, a portata di matrimoni.
La Guardia di Finanza
di stanza presso i magazzini dell’Albergo per contenere il malaffare del contrabbando che infesta l’Adriatico, fa strage non tanto di flibustieri, quanto soprattutto di cuori. All’Albergo e nei magazzini ortofrutticoli è tutta una festa, si balla, si beve, ci si fidanza. Ed infine ci si sposa. E poi si parte, perchè questi ragazzi provengono dall’intera penisola e sono a Torrette solo in prestito.
Le sorelle Maria e Luisa Livi (orto 32) convolano a nozze con due finanzieri di stanza a Torrette. La prima si trasferirà così a Roma e la seconda  a Porto Sant’Elpidio. Rosanna Camilletti (orto 36) conosce Angelo, di Porto Potenza Picena ad una festa da ballo da Arceci, la colonica nei pressi del Ponte. Anche Angelo è un finanziere. Come si fidanza con Livia viene trasferito subito a Falconara. E dopo qualche tempo si sposano. Giuliana Santini (orto 27) va sposa a sua volta ad un finanziere toscano.
Tra le famiglie originarie di Torrette ci sono i Menotta (orto 18): abitavano a Torrette, sulla statale, all’imbocco della strada che porta a Santa Croce, in una casa autocostruita in economia. Sulla stessa strada abitavano i “Carletti, detti “Grillon”  (i familiari di Fiorella maritata Minestrini, orto 25), che fecero da ruffiani per trovare tra le vicine una sposa a Duilio che altrimenti non avrebbe potuto avere una casetta di Metaurilia. Per arrotondare le entrate la casa di Torrette viene data in affitto  alla famiglia Vegliò. Giovanni Mencucci (orto 113) non ha la stessa fortuna. Va spesso al fiume, perchè ci sono le ragazze a sbiancare i panni. Arrivano spesso anche quelle delle Torrette. Gli interessa in particolare Maria de Grilon, sorella della “Minestrina”. Ma quando lui finalmente riesce a dichiararsi, lei lo rifiuta. Così Giovanni cambierà tattica e zona di caccia!
Delfina Gambelli (orto 67) conosce Carlo Palazzi sulla Statale Adriatica.  Carlo abita in fondo alla via che corre a fianco dell’Albergo Torrette.
Dopo la liberazione gli americani occupano il podere. Carlo è la loro mascotte. Quando i Canapini stanno per lasciare la colonica davanti alla casa cantoniera di Torrette, i Palazzi vi si trasferiscono. I Canapini si spostano invece ai magazzini dell’albergo.
Anche i ragazzi di Fano non disdegnano le feste di Torrette, per una ben precisa strategia di conquista. Giorgio Gentili di Fano, operaio,  fa parte di una comitiva che ha deciso di frequentare strategicamente le sale da ballo fuori Fano, per essere liberi di “prendere in giro” le ragazze, non essendo conosciuti e rintracciabili. Sono in 7  e per raggiungere Torrette, che dista circa 6-7 km affittano una Topolino con autista. E così conosce Vera Frattini (orto 70) a una festa da ballo organizzata al magazzino ortofrutticolo di Torrette ed a cadere in trappola è lui. Dopo qualche mese sono già sposi! La vicina di casa Liliana Tartarughi (orto 70)  si sposa invece con Angelo Blasi, un ferroviere che lavora al casello di Torrette. I due vanno a vivere  al casello di Metaurilia, all’altezza dell’orto 57.

1949. Primo Minestrini (orto 25) e la fidanzata Fiorella Carletti (i Grillon di Torrette)

Torrette “chiavi in mano”

Albergo Torrette: a scuola nel parco

Metaurilia si sviluppa a nastro sulla Statale Adriatica lungo 4 km che vanno dal Ponte Metauro a Torrette. A parte la Chiesa, inaugurata nel 1939, comunque senza Canonica, il Comune non riesce a portare in questa zona i servizi più elementari. Bisognerà attendere il 1953 per veder inaugurare la scuola, nata già monca, perchè dotata di due sole aule. Così, per molte necessità, i Metaurili che vivono a sud della Chiesa volgono lo sguardo ed il cuore a Torrette. Metaurilia quindi per molti servizi si polarizza, o di qua, o di là, e chi vive ai margini dell’asse, non si sentirà mai pienamente un Metaurilio.

A Torrette si va a scuola. Si fa dalla prima alla quarta, perchè 4 sono le aule. Per la quinta bisogna andare a Fano. E quindi la maggior parte dei Metaurili non la fa. A 10 anni o si comincia a faticare nell’orto, o si va ad imparare un mestiere. Ed a Torrette c’è chi può insegnartelo, o aprirti la strada.

Dario Tonucci (orto 41) è un monello. Al Ponte Metauro fa la terza ma viene bocciato dalla maestra Caselli. L’anno seguente la maestra Cardelli finalmente lo promuove e Dario fa la quarta a Torrette con la maestra Pettinari. Malgrado la promozione il babbo gli fa ripetere la quarta, perché potesse essere maggiormente preparato per affrontare la quinta al Corridoni. Dario parte per Torrette alle 7 della mattina  e percorre a piedi un chilometro per raggiungere la scuola, con una borsa di stoffa in spalla e dentro un libro ed un quaderno, sole, neve, vento che fosse. Ai piedi gli zoccoli di legno con le “broccle”, dei chiodini con la testa grossa per non consumare la suola. Anche i ragazzi Gregorini (orto 77) vanno a scuola a piedi, ed a mano a mano incontrano gli altri bambini con cui fan gruppo fino a Torrette. Le maestre  sono due: una segue la prima e la terza, l‘altra la seconda e la quarta. Una si chiama Pettinari, l’altra PetacciA scuola ogni giorno bisogna cantare le canzoni di Mussolini, ad esempio l’Inno dei sommergibilisti. “Credere, obbedire, combattere” sono i concetti inculcati ai bambini, tanto che il gioco preferito è “giocare alla guerra”. I bambini costruiscono i loro “fucili” con le canne dei canneti. Dalla Netta, all’alimentari di fianco alla scuola, Silvio baratta le uova sottratte di nascosto alla mamma con le mele, di cui è tanto ghiotto.
Paolo Gramolini (orto 75) comincia la scuola elementare nel 1945, dieci anni dopo Dario, 5 anni dopo Silvio. Anche lui percorre a piedi la Statale Adriatica. che è affiancata da un fossato, ed è punteggiata di pini. Paolo ricorda un giorno che andando a scuola tirava un tale vento di bora che i bambini hanno preso a camminare nel fosso, per non essere trascinati via dalla furia del vento.

A Torrette si va anche in chiesa. Perchè per molti è più vicina di quella di Metaurilia. Paolo ricorda anche con tenerezza una sera in cui torna col suo papà dopo la messa natalizia di mezzanotte a Torrette, ed il babbo gli descrive ogni costellazione.

Fabio Gambelli (orto 69) negli anni Cinquanta frequenta la scuola materna a Torrette, in una stanza nei magazzini dietro la vecchia chiesa dell’Albergo Torrette. La maestra è la moglie di Tonino Paolini, fratello di Paolino, futuro gestore dell’albergo. Sua moglie ha un alimentari proprio davanti all’albergo. Fabio con i suoi ha lasciato la casa dei nonni materni per trasferirsi a Ponte Sasso, ma è a Torrette che  frequenta il catechismo con don Arnaldo, perché a Ponte Sasso non c’è né la scuola né la chiesa. Don Arnaldo organizza anche  il “cinema” presso il salone dell’Albergo. Di fianco alla scuola c’è il bar di Tonucci dove Fabio ogni tanto può comprarsi un gelato col soldino di nonno Egisto.

Negli anni Cinquanta i ragazzi lavorano, e nei giorni festivi vanno alle feste da ballo organizzate dall’albergo Torrette ed aperte a tutti. La domenica si va alla Messa lì vicino, e poi si compra dal carretto dei dolciumi i “mignin” cioè dei biscotti quadrati, tipo wafer. La gente più povera compra al più carrube o caramelle. D’estate arriva anche il carretto dei gelati con 4 o 5 gusti.
Barba e capelli invece li fa Filippetti, un mezzadro sulla strada Ponte Alto, poco prima di Torrette. Per imparare a fare i colli alle maglie con la rimagliatrice invece AnnaMaria Alessandri (orto 11) negli anni Sessanta va da Fiorenza, a Torrette.