Il fascino del maniero abbandonato
Fasti e decadenza dell’albergo “Torrette”
Si trova un km dopo le ultime casine di Metaurilia, passato il “Rio di Marsigliano”. Diede nome e prestigio alla spiaggia di “velluto” di Fano Sud. Ancora circondato da una campagna incontaminata e da pochi nuclei sparsi, domina trascurato ed aggredito il sottopasso carrabile: è il fascinoso e vetusto Albergo Ristorante Torrette, tra le cui mura e decori pare ancora di udire ticchettii di forchette, giri di valzer, risate e sospiri.
Le Torrette distratte
L’albergo Torrette, disordinata e decadente quinta del sottopasso
Albergo Torrette 2020, dettagli di pregio in decadenza.
Casino di villeggiatura
La Villa ai primi del Novecento – si noti l’a-simmetria delle torrette
L’edificio risale ai primi decenni del 1700. Nasce come residenza estiva della nobile famiglia fanese Tomani. Successivamente, nell’area antistante lo stabile, viene costruito un piccolo oratorio privato detto di Santo Stefano ed un’ osteria porticata, per molti passanti luogo di sosta, probabilmente molto simile a quella che oggi si trova davanti al Santuario della Madonna del Ponte. Nel 1804 Francesco Tomani Pili vende la proprietà ai conti Bali Marcolini. Camillo Marcolini (1830-1889), figlio della nobildonna sassone Emma Luttichau, notabile, letterato e patriota, uomo stimato e punto di riferimento nella Fano di quegli anni così testimonia l’insalubrità di Torrette nel 1855: “Se ottengo il passaporto io parto certamente giacché Le Torrette (benché ora non ci sia nulla) non sono luogo da abitarci col colera a Fano, a Senigallia e ad Ancona. L’aria è tanto pessima oggi che non si potrebbe dir più: è un’afa incredibile, è un vento furioso di curina che non mi ha fatto chiuder occhio per tutta notte”. (C. Marcolini ad E. Guidi, Torrette, 16 giugno 1855). Negli anni successivi Camillo provvede alla bonifica delle zone paludose, si impegna nella produzione agricola, e la villa di Torrette diviene in breve la residenza favorita del conte, la sua vera casa, dove trova rifugio e benessere: “Qui si gode di un purissimo fresco e di un’aria balsamica. La pace pare ad esso assicurata, e ciò farà crescere di prezzo la seta. La campagna continua ad essere bellissima, e tanto bella, che dal 1847 in poi (sono trentun’anni ormai sonati) non ho memoria di aver veduta la simile. Bellissimi i grani, e tanto bellissimi che ho dichiarato ai miei contadini che da quest’anno ho [a] meno di 350 rubbia di grano, per parte mia, li caccerò tutti al diavolo. Le viti sono stupende, promettono un raccolto più abbondante di quello, già abbondantissimo, del 1876. Ora non resta che pregare la Provvidenza a tener lontana la grandine e gli altri infortuni celesti, e a mandare, a suo tempo, un poco di pioggia per ristoro del formentone. (Manoscritti Federici, n. 210, cartella 1, C. Marcolini a Tonelli, Torrette, 10 giugno 1878.) Ma nel 1887 indebolito nella salute, negli affari e nel morale, vende la proprietà ai fratelli Adeodato e Giuseppe Ugolini di Pesaro, che pochi anni dopo vendono ad Eugenio Blasi, possidente fanese, che a sua volta vende nel 1919 ad Apollonia Borgogelli Ottaviani, che però, nel 1922 muore. Questo passare di mano in mano testimonia la disaffezione dei vari proprietari verso la villa di Torrette, e spiega il suo progressivo stato di abbandono e decadenza. (Per approfondire:Marco Severini, Camillo Marcolini: patriota e notabile, Fondazione Carifano)
Albergo prestigioso
L’Albergo Torrette negli anni Cinquanta
Il figlio di Apollonia, Piercarlo Borgogelli Ottaviani vende metà della proprietà a Vito Mondolfo, possidente di Senigallia. I due costituiscono una società con uno scopo ben preciso: trasformare la villa in albergo. Affidano l’operazione ad un industriale di Senigallia, amico di Vito, Aristodemo Fileni (1867-1935) che già nel 1923 presenta al Comune di Fano il progetto di ristrutturazione che trasformerà la villa nell’Hotel Adriatico. Il progetto prevede la demolizione con ricostruzione del corpo più a sud, alzando la torre all’altezza dell’altra. La facciata assume un aspetto armonioso ed imponente, in stile liberty. Il progetto non si realizza e prende una via diversa. Nel 1926 Borgogelli e Mondolfo vendono ad una società immobiliare di Bologna, il Condominio Felsineo. Il nuovo investitore affida la gestione dell’hotel ad un suo fidatissimo albergatore bolognese, Calllisto Cavazzoni (1894-1945). Callisto prende la residenza a Fano nel 1929 assieme alla moglie Maria Bianchi ed ai loro 3 figli, che presto diventeranno 6. Il progetto architettonico realizzato da Cavazzoni è sostanzialmente analogo a quello di Fileni, con qualche piccola variante. Il progetto per i magazzini adiacenti alla chiesa, è di semplice eleganza con leggeri richiami al liberty. Diverso dal precedente, è firmato dal geometra Renato Servigi, lo stesso che disegna 5 anni dopo il primo progetto di Metaurilia. Cavazzoni punta ad un hotel di charme, i primi clienti sono bolognesi, ed è bolognese la cucina che propone. L’hotel ottiene riconoscimenti lusinghieri. Nel 1934 Locchi scrive: “A pochi chilometri da Fano è il vasto e finissimo arenile Torrette di Fano dotato di un bellissimo albergo con un magnifico parco ombroso e verdissimo“. Cavazzoni organizza gite e feste danzanti per i suoi ospiti illustri. Lamenta la mancanza di mezzi pubblici di collegamento: chiede con insistenza una linea di bus e addirittura una nuova stazione ferroviaria a Torrette. Gestisce anche l’Albergo delle fonti di Carignano, e nel 1935 gli viene proposta la gestione dell’hotel Savoia-Lido. Lascia così la gestione dell’Albergo Torrette ad un suo amico albergatore bolognese, Adelmo Balduzzi. Dopo soli due anni la gestione viene affidata ad Armando Renzi (1887-1945), originario di San Lorenzo in Campo ma proveniente da Merano, che si trasferisce con la moglie Angiolina ed i 4 figli. Quando nel 1949 Armando muore gli succede il figlio Renzo che manterrà la gestione dell’albergo fino al 1968, quando ormai l’hotel comincia a perdere in competitività, ed il litorale di Torrette non è più un’oasi di pace, ma un pullulare di palazzine e palazzinari. Subentra nella gestione Paolino Paolini, un commerciante locale, che porta avanti l’albergo fino agli anni Novanta, ormai declassato ad un due stelle, con servizi inadeguati agli standard di qualità moderni. Una volta chiuso, l’albergo viene depredato in una notte del 2000 di ogni suppellettile. (Per approfondire: Agostinelli, Bevilacqua, Clappis, “Albergo Lido Torrette”, Alberghi Consorziati, 2019)
Presidio militare
1942 – si noti sopra la torre una tettoia per la guardia armata
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939 comporta un arresto dei flussi turistici, ed anche l’hotel cambia tipologia di ospiti. Prende stanza presso la caserma Paolini il 94° Reggimento della divisione Messina, i cui ufficiali preferiscono però soggiornare all’Albergo Torrette.
Nei magazzini dell’albergo è invece insediata la temutissima Milizia Fascista, di cui fanno parte anche un paio di Metaurili. Dopo l’Armistizio si fermano all’Albergo anche soldati tedeschi col compito di minare le campagne ed ostacolare l’avanzata del fronte. Le sue due torri sono un elemento attrattore fortissimo per chi ha la necessità di presidiare il mare e la terra dalle incursioni nemiche. Dopo la Liberazione, avvenuta il 27 agosto del 1944, all’albergo Torrette c’è ovviamente il cambio di casacca. Escono i fascisti, entrano gli Americani, che in realtà sono Inglesi ed organizzano un ospedale militare, che curerà anche molti Metaurili. Tra i compiti loro assegnati anche lo sminamento delle campagne di Torrette e Metaurilia. Con la Liberazione gli Americani riavviano le feste danzanti, e piano piano riprende anche l’attività turistica.
In tempo di pace, nei magazzini dell’hotel si insedia la guardia di finanza che trova qui la location strategica per presidiare l’avviato contrabbando di sigarette che infesta Fano dal Porto a Marotta e che trova anche a Metaurilia e Torrette un’avviata e lucrosa attività.
Torrette 1940 – Ufficiali del 94′ Reggimento