Orto n. 79

Famiglia Pucci Evaristo

RISIERO PUCCI, IL PARTIGIANO

PRIMA DELL’ARRIVO A METAURILIA

Nel 1934 Evaristo Pucci abita al Bersaglio, zona Sassonia, dove fa l’ortolano pescatore.  Con la moglie Cicerchia Pasquina hanno 5 figli già grandicelli: Maria, del 1915, è la ssecondogenita. Poi ci sono 4 maschi, Nello (1913), Renato (1918), Eliano (1923), ed  il più piccolo, Risiero, (1927).  Nei pressi abita anche il il fratello Luigi che fa parte della Milizia Fascista. I Pucci, da quando vivono al Bersaglio sono detti “Trensin”, ma non si sa bene perchè. Luigi quell’anno viene a sapere dell’opportunità di una casetta in proprietà a Metaurilia, dove possono continuare a fare i pescatori-ortolani. La ottengono facilmente, in quanto Luigi è fascista, ed entrambe le famiglie sono già pratiche di orto. Hanno il privilegio di scegliere, e decidono di vivere in due casette vicine col pozzo in comune, e si sistemano proprio al centro della Borgata, in due orti contigui lato monte, dove ritengono che il terreno sia migliore, in quanto più distante dal mare. La terra lato mare infatti è piuttosto paludosa, piena di “acquastrilli”. Tocca sudare tanto, per bonificarla.

I fratelli Pucci, arrotonderanno le magre entrate familiari con la piccola pesca. Hanno infatti la barca con tutta l’attrezzatura necessaria per pescare vongole, sarde, alici, cuculli, anguille e seppie.

Evaristo Pucci

CAVOLI E … PESCI

Metaurili a pesca col barchetto.

I Pucci cominciano la cultura dei cavoli, ma a volte il gelo li brucia e i cavoli vanno in malora. Molti Metaurili soffronola fame, ma i Pucci  mangiando e vendendo il pesce, possono sopravvivere alle avversità dignitosamente.

La neve c’è tutti gli anni. Ma per scaldarsi non c’è legna, perché non i Metaurilinon hanno né piante, né potature: la terra è poca e da contratto va adibita esclusivamente ad orto. La famiglia Pucci quando può brucia i gambi dei cavoli, che durano poco: una sfiammata e via! Così per scaldarsi, si va dai contadini che vivono  nelle coloniche sopra il greppo. Soprattutto dai Montanari, con cui i Pucci stringono una grande amicizia.

I Trensin hanno anche una mucca da latte, galline e conigli, alcune piante da frutta, la vigna. D’estate bene o male si mangia. Il pesce si pesca fino a dicembre, poi si riprendeva a marzo. Per l’inverno c’è l’alimentare dei Pascucci proprio di fronte. A credito!

UOMINI AL FRONTE

Nel 1936 Nello viene chiamato in Marina per la guerra in Africa, e tutto d’un fiato anche per la seconda guerra mondiale. 6 anni filati di guerre. Ad uno ad uno i ragazzi Pucci partono soldati.  Renato si sposa con Valiorchina Pascucci nell’estate del 1943, dell’orto 24  e dopo pochi mesi viene richiamato, e parte per Napoli. Eliano parte invece nel 1943. Risiero, che è del 1927, è troppo piccolo ancora, e rimane a casa. Di là, nell’orto 78, rimane a casa anche  il cugino Alceo, coetaneo di Risiero e compagno di mille avventure.

Nel 1939 Evaristo purtroppo muore di un improvviso e grave male. Nel gennaio 1940 la figlia Maria sposa Egidio Cinotti, un ragazzo di Bellocchi. L’abito della sposa è scuro, mancando due giorni alla fine del lutto. Maria leggerà sempre questo fatto come un triste presagio. Nell’ottobre 1940 nasce la piccola Marzia, e subito Egidio deve partire, richiamato in guerra.

Un lungo e struggente epistolario narra il peregrinare da un fronte all’altro di Egidio, terribilmente frustrato dalla lontananza dalla sua giovane moglie e dalla sua piccola, conosciuta solo per un pugno di giorni ed in qualche troppo breve licenza.Cara, al momento della mia partenza credevo proprio che mi venisse male dal dolore che sentivo al cuore, scrive Egidio il 17 ottobre, da Legnano. Nell’aprile del 1941 è in Albania: “Mia adoratissima Maria, con molto dispiacere devo comunicarti che non sò più cuando ci imbarcheremo per venire in Italia. O limpresione che tutto sia gambiato con il movimento della guerra che abbiamo dichiarato alla Signora Russia…”

Intanto Maria s’arrangia come può, lavorando al magazzino di Metaurilia nei periodi di lavorazione del raccolto di cavoli e pomodori. Egidio non è per niente contento, chiede alla moglie di stare a casa ed occuparsi della bambina. “Mi farai subito sapere dove la lasci alla mia cara Marzia se tu vai a lavorare io immagino che tu la lasci in mano di tutti e questo è ciò che io non desidero. Stai attenta che tu finisci molto male se non ascolti a quello che ti dico: io vollio che tu fai in tutto per tutto la mia idea e non la tua ai capito?

Renato Pucci  soldato.

UNO STRUGGENTE EPILOGO DALLA RUSSIA

1940. Maria Pucci ed Egidio Cinotti sposi.

Nell’aprile 1942 Egidio è in Russia  ma deve tacere a sua moglie Maria le reali condizioni di vita: “… amore tu mi dici che ci sofri nel sentire che io non posso ritornare, ti prego cara di farti coraggio che forse riuscitò a venire per qualche giorno tra le tue braccia ma ti prego di non farti in lusioni. Maria le tue lettere mi anno reso molto triste nel sentire che tu sei molto triste e preocupata riguardo le mie lettere, ai ragione cara sono io che ti faccio soffrire, perdonami su questa mia ignoranza. Vedi cara, io desidero che tu sia tranquilla e felice ma io non riesco e non posso renderti quella tranquillità che veramente tu meriti sono triste e molto sagrificato… Cara è molto dificle a poter far felice e contenta quando non se lo è, tu mi capisci?“.  Nel luglio 1942 viene inviato al fronte: “Sono rivato molto lontano, si cara sono tanto lontano dal tuo caro cuore, sono quasi seimila chilometri da te a me non mi sembra il vero di essere venuto così lontano da te”. Egidio chiede a Maria sigarette e un foglio e una busta in ogni lettera, per dargli modo di rispondere. Le lettere non possono rivelare più di tanto i luoghi e lo stato di salute e di pericolo. Egidio svicola alle domande dirette della moglie ma rivela di essere sul fronte, vicino ai cannoni, a 25 gradi sotto zero. Il 17 dicembre l’ultima lettera: “tu mi dici che ti sei persa di coraggio, ti prego cara di non demoralizzarti così tanto“. Poi il silenzio. La lettera di Maria del 20 gennaio 1943 viene rispedita al mittente: “..la posta tarda molto e come gia to ripetuto che il mio coraggio mi è sparito e mi ritornerà quando avrò un tuo desiderato scritto“. Egidio verrà anni dopo dichiarato disperso e non tornerà mai più. Nulla più la consolerà Maria se non la fedeltà al ricordo del marito tenuto vivo alla figlioletta Marzia anche grazie alle lettere conservate con dolorosa cura.

I PARTIGIANI DI METAURILIA

Alceo e Risiero Pucci: cugini per la pelle!

L’8 settembre 1943,  il Generale Badoglio, da due mesi in carica come Capo del Governo,  annuncia l’Armistizio.

L’esercito italiano è confuso e allo sbando. Molti soldati italiani vengono catturati dai tedeschi e deportati in Germania.

Tutti i ragazzi  Pucci riescono, in un modo o nell’altro, a tornare a casa. L’unico a non tornare è Egidio, il marito della povera Maria.

Il giorno dopo l’Armistizio, Risiero, con l’amico Alberto Montanari aderisce al Fronte di Liberazione per combattere contro i tedeschi. Ha 16 anni e tanta voglia di essere protagonista. All’inizio sono in pochi. C’è l’amico Attilio Palazzi, ed i cugini dell’orto 78, Alceo ed Alceste. Poi a mano a mano arrivano ad essere un gruppo di 20 ragazzi. Ma il capo è Alberto. Si raggruppano in bande con compiti di sabotaggio, sminamento ed approvvigionamento.  Le azioni avvengono nella notte. Lungo la ferrovia Adriatica ci sono diverse casermette con fascisti addetti alla sorveglianza. Il gruppo partigiano di Metaurilia riesce più volte a disarmarli ed a portare le armi alle Brigate in combattimento in montagna. Una volta, inseguiti dai tedeschi, tornano a casa scappando via mare su una barca.

Nessuno della famiglia si accorge mai di niente. I Pucci sono sfollati nelle coloniche poco più a monte, un po’ da Montanari, un po’ da Biagioni, un pò da Ripetta a Torrette. Gli uomini devono nascondersi, e dormono sotto la paglia con le donne sopra, per non cadere vittime dei rastrellamenti tedeschi.

Il 27  agosto 1944 Fano viene finalmente liberata dagli Americani. Che a Fano, più che americani sono polacchi, indiani e inglesi. Dopo la Liberazione di Fano, Pesaro e della Romagna il fronte rimarrà bloccato per 6 mesi e Risiero e gli altri proseguono la lotta per la liberazione dell’Italia intera.

SANGUE VERSATO PER UN’ITALIA LIBERA

Per una settimana dopo la liberazione Risiero gira con gli Alleati perché sa dove si trovavano le mine. Il 29 settembre Risiero è con Alberto ed altri a Torrette. Ci sono dei tronchi buttati sulla strada dai tedeschi per intralciare l’avanzata del fronte alleato. Il gruppetto sa che il terreno è minato, ma sa anche come intervenire. Un ragazzo del posto si avvicina desideroso di dare una mano. Risiero non fa in tempo a dire “Non toccare niente”, che saltano tutti in aria. Alberto, Risiero e questo ragazzo rimangono feriti. Vengono ricoverati a Senigallia dove il ragazzo muore dopo pochi giorni. Alberto è ferito ad una gamba, Risiero alla testa, ad un braccio e ad una coscia. Dopo un mese Alberto e  Risiero vengono trasferiti all’ospedale di Ancona.

Nell’ottobre del 1944 Risiero e gli altri partono per Roma alla Caserma Bianchi sulla via Nomentana e poi a Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese) in Provincia di Caserta per essere militarizzati dagli inglesi. Si formano 7 divisioni. Risiero ed Alceo si trovano nella “Legnano”, destinata a Rimini con l’8° Armata Inglese. Il 19 marzo 1945 vengono trasferiti a Siena  alla 5° Armata Americana, che si sposta a 24 km da Bologna. Il fronte tedesco si trova a 100 metri da quello americano.

L’offensiva scatta il 10 aprile 1945. Gli italiani sempre in prima linea, gli alleati dietro. Risiero ed Alceo distano tra loro 500 metri. Alceo viene ferito a morte da un colpo di mortaio. Viene trasportato nella casa più vicino, punto d’appoggio alleato, disabitata e fortificata, dove muore poche ore dopo.

Pochi giorni dopo gli alleati liberano Bologna. Nella sfilata di ingresso alla città questa volta, agli alleati piace essere davanti,  coi loro cingolati scoperti, lasciando indietro gli italiani, che ricevono però più applausi.

Risiero ed i suoi compagni vengono trasferiti prima a Brescia e poi a Bergamo nel campo di raccolta dei fascisti e nazisti destinati a Modena.

L’8 agosto tornano finalmente a casa.

Risiero ed un amico, partigiani.

LA VITA CONTINUA…

Le nuove casette per gli sposi Renato e Bebi, Risiero e Iva.

Dopo la guerra Risiero si fidanza con Iva Pascucci dell’orto di fronte, il n. 24. Iva è la sorella della cognata Bebi. Ma il matrimonio deve attendere il 1952  perchè Risiero, fervente comunista, sostiene che ciascuno abbia diritto ad una propria abitazione. Attendono quindi la costruzione di una casa tutta loro grazie ad una colletta tra parenti. Nell’orto 79 infatti, tanti figli da sposare, tante nuove casette da costruire: quelle di Risiero, Renato ed Eliano. Nello inve rimane nella casa paterna.  Maria, vedova, vive a Fano con la suocera.

Risiero comincia a cercare lavoro. Ha frequentato la scuola marittima a Fano per 3 anni, là dove oggi c’è l’hotel Augustus. Ha il libretto di Navigazione. Con la terra infatti c’è poco da guadagnare e di terra per i Pucci, che sono tanti, ne è rimasta veramente poca. La famiglia Pucci non è neanche socia della cooperativa in quanto l’orto non è in realtà mai stato l’attività prevalente della famiglia, nel dopoguerra.

Eliano trova lavoro come inserviente in ospedale. Nello continua a dedicarsi alla pesca.

I Pucci ferrovieri.

PER I COMUNISTI, VITA DURA

Valiorchina detta Bebi e Renato.

Ida e Risiero, con la piccola Susanna.

Renato lavora come manovale nelle ferrovie e consiglia Risiero  di fare i concorsi per poter entrare anche lui. Arriva 6° su 70 richiedenti, ma viene escluso. In realtà trovare lavoro, per uno che è stato partigiano, e che per di più continua ad essere comunista, non è facile. Il parroco non lo vede di buon occhio, e non mette certo una buona parola, a chi gli chiede delle referenze del ragazzo. Ci vuole anche del bello e del buono per convincerlo a celebrare il matrimonio con Iva, nel 1952. Nel 1964 finalmente Risiero riesce a imbarcarsi.  In seguito riuscirà ad entrare in Comune come operaio addetto alla manutenzione delle strade, il cosiddetto “cantoniere”. Una  volta in pensione improvvisa una bancarella in spiaggia con gli articoli per il mare della moglie Iva. Finalmente a 60 anni, dopo tanti pericoli e fatica Risiero ed Iva si mettono a riposo e si godono figlie, generi, nipoti e pronipoti.