… dove camminare, attraversare e andare in bici non sia più una cosa “da pazzi”, a Metaurilia

UN SOGNO DI STATALE

Una proposta possibile: isole “salvagente”e corsie di marcia separate da spartitraffico,producono l’effetto istintivo di rallentare la marcia delle auto ed impedire il sorpasso in prossimità degli attraversamenti. Chi attraversa la strada lo fa in due brevi tappe, (invece che in una sola lunghissima), e controlla da un solo lato ciascuna l’arrivo delle auto . 

Negli anni Trenta e Quaranta la Statale era un luogo pieno di vita. Una vita senza motori. Passavano poche camionette, che non erano pericolose, perchè andavano piano e si sentivano da lontano. I bambini giocavano in strada a filotto con le cartucce da caccia e andavano a scuola da soli, i ragazzi ci facevano il passeggio per incontrare le ragazze, gli uomini trainvano a mano birocci carichi di cavolfiori, i più fortunati aiutati dall’asino. Al più sfrecciavano … biciclette.

Come sarebbe bello che fosse

La Statale Adriatica oggi è una “fabbrica” di incidenti, non di rado mortali. Anche la Provinciale Orcianese, su cui si affaccia la “Metaurilia Seconda”, non scherza. Essere frontisti di strade così pericolose abbatte il piacere dell’abitare, reprime la socialità tra vicini, azzera l’autonomia dei più deboli, obbliga ad accrescere il numero di automobili sulla strada, perchè avventurarsi a piedi o in bicicletta, anche per poche centinaia di metri, è follia.

I Metaurili sognano una convivenza pacifica con la Statale. Una Statale che torni ad essere “amica”. Sognano un percorso ciclo-pedonale lungo la strada, separato dalla carreggiata da uno spartitraffico sicuro. Sognano attraversamenti facili, brevi, sicuri e frequenti. Sognano che le auto che la percorrono vadano più piano a garanzia della propria ed altrui incolumità. Sognano che i propri bambini, ed i propri “grandini” abbiano la possibilità di spostarsi nel paese in autonomia. Sognano di non essere costretti a prendere l’auto anche per fare solo 100 metri. Sognano di condividere con il turista, il visitatore, il ciclo-amatore, la loro storia vivace e colorata, attraverso un Ecomuseo che si possa esprimere anche attraverso le “Storie sulle Porte”, come ha fatto il grande poeta Tonino Guerra a Pennabili. Sogna che il percorso ciclopedonale lungo la Statale sia così un percorso “narrante”: ad ogni passo di accesso ai 115 orti ci sia un pannello che ricordi nomi e vicende che resero quel colono, quella famiglia unica e indimenticabile: Picciafoc, Scitbon, il Marmurin, Gniclin…

E‘ fatalità solo ciò che non si può prevedere. Ma le statistiche ci dicono che ogni anno queste Statali pullulano di incidenti. E’ ora quindi di affrontare questa criticità ed animarsi di un senso di urgenza. E’ un sogno legittimo, una battaglia di civiltà, un diritto a vivere felici in qualsiasi quartiere e frazione della città.

Due “camei dell’artista fanese John Betti che andranno a popolare le “Storie sulle Porte” di Metaurilia. Il primo dedicato all’orto 103, quello di Anselmo Principi, che poi inaugurò il famoso ristorante “Il cacciatore” della Tombaccia, e l’altro all’orto 26, quello di Adamo Iacucci, “l’Inventore” della macchina calibratrice, leader nel settore ancor oggi nel mondo. I 115 camei attraverso le singole storie formeranno un mosaico che nel suo insieme saprà narrare un luogo, ed un’epoca.

Com’era

Dalle pagine d’album e dai ricordi dei Metaurili la Statale Adriatica era un luogo “amico”. Forse è questa familiarità che, col procedere degli anni e della motorizzazione, li tradisce.

Com’è diventata

Anni Cinquanta-Sessanta. I Metaurili sfoggiano i loro primi agognati mezzi motorizzati.

Negli anni Cinquanta le condizioni economiche di Metaurilia, come dell’Italia intera, vanno progressivamente migliorando fino al boom economico degli anni Sessanta. Di pari passo cresce la motorizzazione del Paese, e dei Metaurili stessi. La produzione di cavolfiori e pomodori rende molto bene, si può quindi acquistare la prima motoretta, il primo Apetto, il furgoncino, e poi il grande salto: l’automobile. Non c’è album familiare che non abbia la foto dei propri figli e ragazzi accanto al nuovo fiammante acquisto: affermazione di un benessere conquistato e garanzia di un radioso futuro. Negli Anni Sessanta arrivano anche i bagnanti ad accrescere le entrate dei Metaurili, e della Statale Adriatica. Quel nuovo, imporvviso afflusso di motori necessita di rifornimenti di carburante. Così, dove oggi c’è il Centro Scarpa, ed allora c’era l’orto 84, nasce il primo impianto di rifornimento del Metano. Ed iniziano i guai. E’ proprio l’andirivieni che l’impianto genera, che provoca i più gravi incidenti mortali degli anni Cinquanta e Sessanta.

 Mingucci dell’orto n. 9 posano nei pressi di casa, con sullo sfondo il nuovo impianto di rifornimento del Metano.

Come doveva essere

Luglio 1934. Il progetto di appoderamento prevedeva una strada interpoderale parallela alla Statale, sulla quale si affacciavano le casette.

Il Podestà Augusto del Vecchio, che è agronomo ed è l’autore del progetto “economico-produttivo” della Borgata, spiega che la cancellazione della strada interpoderale nasce dalla necessità di allungare e diminuire il numero delle “torne” per ottimizzare l’aratura ed avere meno spreco di terreno: “Si stabiliva pertanto di eliminare la costruzione di apposite strade sistemando il primo lotto della borgata lungo la bella strada nazionale Adriatica, anche al fine di ottenere una conveniente lottizzazione del terreno disponibile. Esso venne diviso in appezzamenti che consentendo la formazione di torne di sufficiente lunghezza rendono agevole e poco costosa la lavorazione meccanica del terreno, che, per l’assenza di bestiame da lavoro nelle piccole aziende, è resa insostituibile.

Agosto 1934. Il progetto definitivo, modificato in corsod’opera, cancella la strada interpoderale, allunga e raddoppia la dimensione degli orti.

Il geometra Alfonso Fiori, autore del progetto definitivo della Borgata, spiega in una relazione del 15 maggio del 1935, terminato il I lotto di casette, le cause della cancellazione della strada interpoderale. Tutto nasce dall’indagine geologica effettuata a prima pietra già posata, che rivela la qualità non ottimale dei terreni: si pensava che essendo così vicini al mare fossero sabbiosi, ed invece si rivelano in parte argillosi. A ciascuna famiglia di ortolani quindi, per poter vivere del proprio  lavoro, non basta mezzo ettaro di terra: ne occorre il doppio. Questo significa dimezzare il numero di casette per raddoppiare la dimensione degli orti. Vengono così fusi i terreni che si fronteggiano, piuttosto che i terreni affiancati. Ciò comporta l’eliminazione della strada interpoderale e Fiori ne sottolinea infine l’importante vantaggio economico. “Da ciò appare evidente la inutilità della strada prevista nel progetto primitivo; ma quand’anche tutto questo non bastasse, tale inutilità appare manifesta quando si considera che a meno di 100 metri esiste una strada statale parallela ed asfaltata, che la costruzione di una nuova strada avrebbe importato una spesa considerevole e che avrevve fatto notevolmente aumentare la spesa relativa all’impianto elettrico rendendo in pari tempo inutilizzabile una superficie di ettari 3 e mezzo di terreno.”