Tre tipi di casette, una sola planimetria

Le “casette del Duce”

LE CASE COLONICHE

 Allo scopo di ottenere la massima economia d’impianto e di esercizio le casette furono disposte tutte lungo la strada Statale: esse sono completamente isolate l’una dall’altra; hanno però in comune gli accessi stradali e l’impianto di irrigazione. Per i fabbricati fu adottata un’unica pianta studiata con la massima cura affinché, pure rispondendo in pieno ai bisogni delle famiglie coloniche, rappresentasse dal lato economico, la migliore soluzione: ciò si è realizzato felicemente con un’ampia ed ariosa cucina, tre camere da letto, una stalla, tettoia, porcile, pollaio e latrina. (Augusto Del Vecchio, Podestà, 1939)

Scene tratte dalle Maioliche ( 1942, Guido Andreani,  Vittorio Menegoni) custodite a Fano,  presso il Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano

Le casette di Metaurilia si riconoscono: sono piccoline, ad un solo piano. Per motivi antisismici, si disse. E si scrisse. Per motivi economici, si fece.

Lode del piano terra, L’Ora, 7 luglio 1934

1 – Tipologia a padiglione.

Il progetto “Metaurilia” approvato nel luglio del 1934 a firma del geometra Renato Servigi prevedeva tre tipologie di casette: piccola, media e grande. A ciascuna tipologia corrispondeva una diversa dimensione del terreno e della casa. Il geometra Alfonso Fiori che subentra a Servigi già nell’agosto successivo, decide in corso d’opera per una unica tipologia di casa: il modello “grande”. Tale tipologia consente a tutte le abitazioni di avere 3 camere da letto ed una stalletta, seppur in 60 mq complessivi. Il tetto previsto è a padiglione, che consente un portico sul davanti, ed un portico sul retro. Hanno questo tipo di copertura le prime case realizzate ovvero quelle del I lotto lato greppo (dal n. 74 al n. 83) e quelle lato mare dalla chiesa verso Torrette (dal n. 25 al n. 61).

2 – Tipologia ad “elle” ( o a capanna) intonacata.

In corso d’opera il geometra Fiori, sentite le maestranze, reputa piuttosto complessa e costosa la realizzazione della copertura a padiglione. Il I lotto viene quindi completato realizzando la medesima casetta, ma con la copertura ad L, molto più semplice e tradizionale, veloce da realizzare e quindi più economica. Questa scelta comporta il sacrificio delle tettoie sul fronte e sul retro. Sono quindi realizzate in questo modo tutte le restanti casette del I lotto, quelle cioè lato mare dalla chiesa verso Fano  (dal n. 8 al n. 19), e tutte quelle del II e III lotto lato monte e mare lungo la Statale Adriatica.

Se osservate attentamente le casette lato mare sono simmetriche rispetto a quelle lato monte. Questo per garantire la protezione della casa dai venti freddi: il lato più avanzato del fronte lo si troverà sempre, lungo l’Adriatica, lato Fano!

3 – Tipologia ad “elle” ( o a capanna)  in mattoni faccia vista.

Al momento di avviare il II lotto sui terreni della Congregazione di Carità, la cosiddetta Metaurilia Seconda, sulla strada che dal Ponte Metauro porta alla Tombaccia, è novembre del 1935.  ed è successo che l’Italia ha dichiarato guerra all’Etiopia, scatenando le sanzioni del Consiglio della Società delle Nazioni, ovvero una sorta d’embargo, come si direbbe oggi. Nel 1936 iniziano e si completano i lavori, la tipologia adottata è ormai per tutte le casette quella ad L. Cambia il tipo di muratura, non più intelaiata ma tradizionale, con muri di spessore maggiore (40 cm invece dei 30 cm del I lotto) a causa proprio delle sanzioni economiche che portano il Governo ad imporre la riduzione del consumo di ferro e cemento nell’edilizia. Per le stesse ragioni le casette non vengono intonacate. Viene fatta in seguito, nel 1938, la richiesta al Colorificio Bergamasco Pietro Migliavacca, di Idrocromite, pittura all’acqua per l’edilizia come per il I lotto, ma probabilmente il prodotto non è arrivato in quantità sufficiente, ed è stato utilizzato soltanto per le casette lungo la Statale Adriatica. Tutte le casette di Tombaccia quindi hanno i mattoncini faccia-vista (dal n. 94 al n. 115).