L’artista maiolicaro che dipinse Metaurilia

Il ceramista pesarese Guido Andreani

Le maioliche di Metaurilia

“Maioliche di G. Andreani su bozzetto del prof. Menegoni”.

Così sono firmate le stupefacenti maioliche riemerse dopo 80 anni di buio dai depositi della Pinacoteca del Museo Civico di Fano. Una serie di piastrelle finemente dipinte, che illustrano la vita e le abitazioni degli ortolani di Metaurilia. Le maioliche sono composte e incorniciate  in un’opera dalla dimensioni imponenti: 1,5 m. x 2 m. circa.

Un dono per il Duce, preparato con perizia e cura dai migliori artisti locali, su commissione del Comune di Fano. E’ l’ottobre del 1942: tutto è pronto, i 5 Metaurili prescelti per la consegna a Roma sono allertati, la Prefettura attende un appuntamento dalla segreteria di Mussolini. Ma questo appuntamento non arriverà mai, perchè il Duce si trova davanti ai primi segnali della prossima disfatta.Il Regime vede le prime pesanti sconfitte in Africa proprio nell’ottobre-novembre del 1942. Le maioliche non partiranno più: rimarranno per sempre a Fano e vedranno la luce del sole e l’apprezzamento del pubblico soltanto 77 anni dopo,  nel marzo 2019, esposte a Palazzo Bracci Pagani in occasione della mostra “Metaurilia Orto di Mare”.

Il bozzetto viene realizzato dall’artista fanese prof. Vittorio Menegoni, allora Direttore della Scuola d’Arte Industriale di Fano. La realizzazione dell’opera è invece affidata alle prestigiose manifatture MAP (Maiolica Artistica Pesarese), che raccolgono la preziosa eredità artistica del grande ceramista pesarese  Ferruccio Mengaroni. Guido Andreani, uno dei suoi allievi più brillanti, socio delle manifatture, è l’artista che prende in consegna le maioliche di Metaurilia.

Marzo 2019. Le maioliche esposte per la prima volta al pubblico, in occasione della mostra “Metaurilia Orto di Mare”.

4 ottobre 1925. La targa realizzata dagli addetti alla fabbrica MAP, tra i quali Guido Andreani, in ricordo della tragica scomparsa del loro grande maestro Ferruccio Mengaroni.

Guido Andreani (1901-1976)

Marco, il figlio di Guido Andreani,  ha visitato con commozione e stupore la mostra “Metaurilia Orto di Mare, che ha visto le maioliche dipinte da suo padre protagoniste assolute dell’evento, riemerse dopo 77 anni di oblio. Così ci racconta di suo padre.

Guido è allievo del grande ceramista pesarese Ferruccio Mengaroni, con cui, ragazzetto quindicenne,  lavora dal 1916. Guido è un autodidatta, un talento naturale:  il maestro Mengaroni lo annovera tra i suoi allievi più promettenti, ed a lui è legato da sincero affetto. Nel 1925 Mengaroni muore prematuramente in conseguenza ad un tragico incidente. Gli allievi proseguono l’opera del maestro fino alla crisi del 1929, che costringe l’attività artistica a chiudere i battenti. Nel 1933 Andreani assieme ad Elettro Mancini e Giulio Patrignani riapre con successo le fornaci MAP. E’ proprio in questo periodo che il Comune di Fano affida ad Andreani la realizzazione delle Maioliche. L’attività prosegue  fino al 1944.  Guido diviene anche insegnante di ceramica all’istituto statale d’arte di Pesaro, nell’ambito del quale, con la sua sezione, partecipa a vari concorsi di ceramica negli anni fra il 1942 ed il 1956, ottenendo per la scuola lusinghieri riconoscimenti.
Andreani è un’artista versatile:dai grandi maestri del Rinascimento, al grottesco, dai ritratti di volti femminili, profili perfetti con costumi ed acconciature accuratissime. a nudi di vago sapore manieristico fino alle immagini di una vita agreste, semplice, essenziale quali le maioliche di Metaurilia. Guido “soffre” il boom economico degli anni Sessanta-Settanta:  prova nostalgia e dolore quando in nome del “progresso” vengono abbattuti alberi o antichi edifici storici per far posto ad un “palazzo moderno”, ad un distributore di benzina o ad un albergo che gli nasconde la visione del mare che tanto ama.
Guido è un artista-artigiano: inizia ogni suo lavoro procurandosi da sè  gli “attrezzi” e le materie prime. La ricerca meticolosa di una canna di fiume della giusta misura per realizzare il manico del pennello, il pelo dell’orecchio del bue (preso da vivo) per le setole, quindi l’accuratissima inceratura dello spago, per avere pennelli dal segno sottilissimo –  “Quelli comperi non sono buoni” –  va ripetendo. Quindi la paziente, quasi ossessiva macinatura dei colori su una grande tavolozza di vetro, fino a rendere la polvere colorata impalpabile. Infine la grande cura nel controllo del fuoco, più con l’esperienza che con gli strumenti a disposizione nella sala forni.
L’ultima “pennellata” del figlio Marco: “Lo ricordo come una persona umile, riservata, di carattere mite, amante della bicicletta, mai arrabbiato, disponibile all’ascolto, e durante gli anni dell’insegnamento amatissimo dai ragazzi e rispettato dai colleghi. Cosa si può volere di più da un padre?

Alcuni particolari delle Maioliche di Metaurilia