18 Novembre 1935
Inizio del periodo sanzionista
Il Regime, per stigmatizzare le sanzioni, fece immediatamente realizzare lapidi a “perenne infamia” da esporre in tutti i comuni italiani. Pochi giorni dopo, il partito nazionale fascista diede il via alla campagna “Oro alla Patria”.
Un’altra reazione alle sanzioni fu quella di pianificare e mettere in atto una strategia economica fondata sull’autarchia: l’Italia, al pari della Germania, tentò di realizzare un’economia indipendente rispetto alle importazioni dall’estero, in modo da diventare completamente autonoma economicamente e di rendere quindi inutili e inefficaci sanzioni economiche di qualsiasi genere. Con l’autarchia venne aumentata la produzione di grano e venne dato il via anche a un vasto programma di ricerca scientifica, volto a scoprire nuovi metodi di sfruttamento delle risorse.
Il 6 ottobre il Consiglio della Società delle Nazioni condanna ufficialmente l’attacco italiano. Il 3 novembre vengono approvate le sanzioni decidendone l’entrata in vigore il 18. Mussolini reagisce alle sanzioni occupando tutto il Tigrai, ed ordinando una nuova offensiva che porta ad occupare Macallè 8 novembre.
Le sanzioni vietarono l’esportazione all’estero di prodotti italiani e il divieto all’Italia di importare materiali utili per la causa bellica. Le sanzioni non riguardarono però materie di vitale importanza, come ad esempio il petrolio e il carbone di cui l’Italia non disponeva.
Il 18 dicembre fu proclamata la “Giornata della fede“, giorno in cui gli italiani furono chiamati a donare le proprie fedi nuziali d’oro in cambio di fedi di rame, per sostenere i costi della guerra e far fronte alle difficoltà delle sanzioni.
La fede di rame di Pietro Minestrini, orto 25