Orto n. 18

Famiglia Menotta

DUILIO, IL REDUCE

PRIMA DI METAURILIA

1934,  matrimonio di Duilio Menotta con Teresa Vitali. Duilio tiene una sigaretta in mano per fare il “gagà” ma in realtà non fuma.

Duilio Menotta nasce nel 1909 a Senigallia dove il babbo Attilio lavora come colono. Dopo Duilio nascono tre bambine: Laura (1911), Anna (detta Dina, 1914) e nel 1924 Gianna. Ma quando Gianna ha ancora solo pochi mesi Attilio ha un attacco di appendicite e muore a soli 47 anni, lasciando la famiglia  nello sconforto e nello smarrimento più totale.  Il padrone infatti, come allora succedeva spesso, manda via la vedova, Lavinia Iacucci (classe 1887) e i 4 figli, con qualche soldo di buona uscita. Duilio, a soli 16 anni, si ritrova ad essere l’unico uomo della famiglia.

Con quei soldi ed altri messi dal nonno materno (che è colono nell’area oggi denominata “Fantasy World”) i Menotta comprano un piccolo podere a Torrette, sulla Statale Adriatica, all’imbocco della strada che porta a Santa Croce. La nuova casa viene costruita dai familiari in economia.

Ma dopo pochi anni la tragedia torna a stravolgere questa famiglia. Laura  muore a 22 anni di tisi. 

Nel 1934, i Menotta vengono a sapere della nascita della Borgata di Metaurilia. Il Comune dà la casa alle famiglie indigenti. Ma quando si informano, si accorgono di non avere i requisiti giusti. Possono richiedere la casa solo gli uomini capifamiglia e nullatenenti. Per i Menotta a questo punto c’è un’unica soluzione: Duilio deve sposarsi. E’ qui che entrano in gioco i Carletti, detti “Grilòn”,  i vicini di casa. Vivono in una colonica sulla stessa strada, ma ai piedi della collina, dove abita anche la piccola Fiorella di 3 anni (la futura “Mnestrina” dell’orto 25). I Grilòn si attivano per trovare una brava ragazza a Duilio. La scelta cade su una loro conoscente, Teresa Vitali (classe 1910), che vive a San Costanzo. Duilio partecipa quindi al bando con la promessa di sposarsi entro l’anno. A novembre del 1934 vengono fatte le assegnazioni ed i Menotta ottengono l’orto 21( poi rinumerato 18). Il mese dopo si celebra di gran fretta il matrimonio di Duilio con Teresa.

Pochi mesi dopo, nel 1935, l’intera famiglia si trasferisce a Metaurilia: Duilio con la sua sposa,  la mamma e le sorelle. La casa di Torrette viene data in affitto, alla famiglia Vegliò, per arrotondare le entrate.

I PRIMI TEMPI A METAURILIA

La mamma di Duilio: Lavinia Iacucci, vedova Menotta

La Dina e Duilio aiutano la mamma a preparare la terra per la semina. E’ infatti, quella di Metaurilia, una terra mai dissodata, mai lavorata. Una volta cresciute le piantine occorre annaffiarle. I due ragazzi riempiono gli orci con l’acqua della canalina che proviene dal pozzo e fanno decine di metri per raggiungere tutte le piantine di tutte le file.

Tra gli orti vi sono dei fossi che dalla Statale vanno al fosso collettore lungo la ferrovia, che ogni tanto trova luce sotto i binari, per andare al mare. Ciascun ortolano pulisce con diligenza il proprio fosso. Anche tra la casa e la capanna corre un fossatello che versa sui fossi principali. Tra ortolani ci si aiuta a tenerli puliti e non si allaga niente.

La nuova casetta è graziosa: in cucina c’è la stufa a legna, e le camere sono tre. Manca però il soffitto, le travi infatti sono a vista, e quando piove sono guai. Il bagno si fa nella capanna che Duilio costruisce nel 1940, dentro ad una tinozza con l’acqua scaldata col “caldar” sulla stufa d’inverno, e dal sole d’estate.

Nel 1937 nasce Laura, che”rinnova” il nome della sfortunata zia, sorella di Duilio.

Ma le tribolazioni non sono finite. Il 10 giugno 1940 Mussolini annuncia l’entrata in guerra a fianco della Germania e  Duilio, esonerato a suo tempo dal servizio di leva, in quanto unico figlio maschio di madre vedova, ora non scampa al reclutamento bellico.

Dina si sposa in tempo di guerra con Getulio Monti (classe 1908) che vive a Caminate e fa il carabiniere.

1940. Duilio e Teresa con Laura, la primogenita

IL LUNGO  SILENZIO DI DUILIO

1941. Duilio (in alto a destra) con i commilitoni. Seduto al tavolo, al centro, c’è anche Giuseppe Montanari, della colonica sopra il  greppo.

Nel 1941 Duilio riesce a tornare in licenza. Dopo 9 mesi nasce Valter ma di Duilio non c’è più traccia, nessuna lettera, nessuna comunicazione. La casa, la famiglia sono in mano alle sole donne.

Nel 1942 Dina partorisce Fiorangela. Ma dopo poco tempo si ammala anche lei di tisi. Quando il Duce viene in visita alla famiglia, viste le gravi condizioni della ragazza, lascia  500 Lire per pagarle il corredo ed il viaggio in sanatorio: destinazione Arco (Trento). Dina rimarrà in sanatorio per diversi mesi, fino a completa guarigione. La piccola  Fiorangela rimane così con la nonna,  gli zii e i cuginetti Laura e Valter.

Anche Gianna si sposa in tempo di guerra con Giannetto Gramolini dell’orto 80.

Alla fine del 1943 iniziano i primi bombardamenti. I Menotta, colti di sopresa, si nascondono nella vigna davanti a casa o sotto il grande fico vicino al pozzo. Nel 1944 sono poi costretti a sfollare. Vanno così dalla nonna a San Costanzo dove i bombardamenti, da tragedia diventano uno “spettacolo pirotecnico” da ammirare appollaiati alle finestre.

Teresa ogni giorno lascia Laura di 7 anni e Valter di 2 con la suocera e la Gianna, che è incinta, e va a Metaurilia in bicicletta assieme alla sorella che le dà fedelmente una grossa mano: è estate e l’orto non si può trascurare. Anche tra vicini ci si aiuta. Prima si trapianta in un orto, poi tutti insieme in un altro. Quando è ora di “scanafogliare” il granturco per i polli si va tutti da uno e poi tutti da un altro.

Finalmente, il 27 agosto 1944, Fano viene liberata ed i Menotta possono ritornare a casa. Ma di Duilio ancora nessuna notizia.

La Dina, dopo il sanatorio, si trasferisce col marito carabiniere e la figlioletta a Chieri, vicino a Torino. La Gianna purtroppo perde il bambino, e si trasferisce  col marito presso il cosiddetto “palazzo” della colonica Montanari, dove un tempo soggiornava la contessa Saladini Montevecchio. Dentro il  palazzo c’è un pozzo dove un giorno cadrà la figlioletta Nadia, salvata poi da Pep de Muntanar.

Granturco “scanafogliato” da poco.

UN LIETO DOPOGUERRA

1947. Prima Comunione di Lalla

Circa un anno dopo la Liberazione, in una calda giornata estiva del 1945, arriva in bicicletta, tutto trafelato Gino d’Batistel (Gino Lucarelli, il lattaio dei Metaurili, che ogni mattina riempie di latte i pentolini posti la sera fuori dalla porta).  Ha una notizia bomba: gli sembra di aver visto Duilio in stazione diretto verso casa. Ed infatti, dopo circa un’ora, ecco comparire Duilio con un carretto tirato da un cavallo, un sacco in spalla con 10 mele, per la grande gioia del piccolo Valter, che a 3 anni vede il suo babbo per la prima volta. Duilio così racconta ai familiari la sua guerra e spiega il lungo silenzio: è stato catturato dagli inglesi a Sciacca, in Sicilia, poi condotto a Tunisi, dove allibito, vede il mercato delle schiave, quindi in Gran Bretagna dove sempre prigioniero, viene impiegato in una fabbrica di bombe.

Riunita finalmente la famiglia, e senza perdere un solo momento, Duilio e Teresa riprendono insieme la vita da ortolani. E’ già ora di seminare i cavolfiori per la primavera 1946.

Teresa è una mamma severa e burbera. Duilio è un babbo buono, magari ogni tanto gli prende il nervoso, ma poi gli passa presto.

Valter e l’amico e vicino di casa Gabriele Angeletti (orto 17) si divertono a cercare i crateri delle bombe per catturare le rondini , che vanno poi a rivendere ai Renzi che le gradiscono come pasto. Coi pochi soldi rimediati i ragazzini si comprano pesche e noccioline.

Nel 1947 Laura ha 10 anni, ed è ossessionata dalla triste storia della zia di cui porta il nome.  Insiste così tanto da convincere la zia Dina, piuttosto riluttante, a portarla a vedere la stanza della casa di Torrette dove Laura è morta.  Dina prende così per mano Laura, ed insieme si avviano a piedi verso Torrette. Bussano nella vecchia casa agli affittuari, i Vegliò. Soddisfatta della visita, Laura si mette finalmente l’animo in pace.

Duilio decide poi di acquistare due caprette, per avere il latte necessario ai bisogni familiari. Le caprette fanno tanto ridere i bambini. Un pò meno gli adulti. Spesso si sente il ticchettio degli zoccoli che saltellano sui vetri dei “banchi”. Una volta una delle caprette fa tanto arrabbiare Duilio. Dietro casa ci sono tre capanni, uno attaccato all’altro. Uno piuttosto basso custodisce i conigli. Uno mediano di posizione e di altezza è per il maiale. Il terzo, il più alto, è un vero e proprio magazzino.  La capra salta sul primo capanno, poi sul secondo ed ancora sul terzo. E non scende più. Perchè si sa, le capre amano stare in alto. Duilio cerca di farla scendere, ma lei salta da una falda all’altra del capanno. Alla fine Duilio le “lenta” una grande sventola, molto convincente.

SCUOLA DI CAMPAGNA E SCUOLA DI CITTA’

1947. Laura Menotta con i suoi compagni di scuola e la maestra Sperandini, nell’aia dei “Blog”.

1954. Valter Menotta con i suoi compagni del Sant’Arcangelo.

Laura e Valter frequentano le prime tre classi della scuola elementare in una unica pluriclasse con una unica maestra, presso il fienile dei “Blog” (i Belogi, che vivono in una colonica sopra il greppo, verso la Cupa), perchè le aule al Ponte Metauro, presso la parrocchia, sono pericolanti a causa dei continui bombardamenti subiti dai Ponti sul Metauro. La maestra si chiama “signora Sperandini“, ed è sempre armata di un temutissimo righello d’alluminio. I due bambini fanno poi la quarta e la quinta al Ponte con la maestra Gabelli.

Dai Belogi è così freddo d’inverno, che ogni bambino si porta lo scaldino con la carbonella. Una volta, andando a scuola lo scaldino appicca il fuoco alla borsa di Laura e fa un bel buco. Le borse di scuola sono di stoffa e dentro c’è un libro, un quaderno a righe ed un quaderno a scacchi. Dai Blog si va a scuola su due turni, uno al mattino ed uno al pomeriggio.

Valter in quinta è bocciato, allora i genitori lo iscrivono a Fano, al Sant’Arcangelo. Qui viene promosso, e prosegue con la prima e la seconda media, dove viene nuovamente bocciato. Un professore lo ha preso proprio a traverso. Un giorno Valter, che lascia umiliato ed arrabbiato la scuola per andare a lavorare, lo incontra in cima a via Cavallotti mentre porta  a vendere al mercato il pesce pescato alla tratta dai Metaurili. Il professore lo apostrofa perfido: “Hai trovato il mestiere per te!” Valter furibondo gli tira un bel pugno di sgombri.

Valter trova  poi lavoro a Fano, presso la vetreria di Farabini, in un grottino su via San Francesco, nella piazzetta oggi “Donatori di Sangue”. Poi passa alla vetreria di Bonfitto.

GARA DI CUCINA

1977. Teresa in piazza delle Erbe, in una bella foto di Paolo Talevi (P. Talevi, M. Ferri, “Piazza delle Erbe”, Edizioni Nuove Carte)

Teresa ogni mattina parte in bicicletta con due canestri appesi ai due lati del manubrio carichi di ortaggi e con al centro, sopra al manubrio, una sporta di erba di campo che raccoglie in giro per la campagna. Va a vendere al mercato delle erbe. Duilio invece parte prima per il mercato all’ingrosso, vicino alle Pie Venerini. I primi tempi trasporta gli ortaggi con un carretto tirato da un mulo. Poi compra una Bianchi col sidecar. Quindi un’Apetto. Finito il mercato all’ingrosso va al mercato delle erbe dove fa le consegne a domicilio che la moglie gli indica. A volte porta anche i conigli, se qualcuno gliene ordina.

Quando viene il trattore ad arare la terra, Duilio compra la carne da brodo, per poter offrire un pasto sostanzioso al contadino.

La stessa cosa succede quando si va presso le varie coloniche ad aiutare nei campi per la trebbiatura: è una gara tra tutti i mezzadri a chi offre ai braccianti il pasto più saporito ed abbondante.

E tutti commentano: “Eh, da Iacucci quest’anno così e così, da Montanari cosà, da Belogi colì…”. E i mezzadri ci tengono a fare bella figura. Sembrano tutti dei sontuosi pranzi di nozze, una gran bella festa del lavoro!

LA SCORTA DEL PAPA

1964. Valter accompagna la sorella Lalla all’altare.

Finita la scuola Laura (detta Lalla) va dalla Iva Pascucci, moglie di Risiero Pucci (orto 79), ad imparare il mestiere di  magliaia. Quando però  Iva ha la sua prima bambina, Susanna,  decide  di trasferire la sua macchina da maglieria a casa Menotta. E’ una n. 8 e serve per fare maglioncini con una lana piuttosto pesante. Lalla invece compra una macchina n. 12 che lavora fili più sottili. La piccola Susanna passa quindi le giornata a casa Menotta, con la mamma e Lalla che fanno le maglie. Soprattutto sotto Natale c’è il grosso del lavoro per confezionare maglioni, calzettoni, guanti e berretti.

Nel 1962 Lalla è una delle pochissime ragazze di Metaurilia a fare la scuola guida. Va da Marini, vicino ai Passeggi, in un garage interrato dove di giorno fa il meccanico, e di sera il maestro di guida. Al ritorno  non ci sono mezzi pubblici e Lalla è costretta a tornare in taxi. Laura, una volta patentata, col suo lavoro da magliaia riesce ad acquistare una Seicento Multipla a 450.000£. Oltre a lei prendono la patente anche la Rita e la Giannina Iacucci dell’orto 26.

La Lalla si fidanza nel 1958 con il coetaneo Paolo Felici, carabiniere, cugino dei Biagion dell’orto 16, che frequenta Metaurilia. Nel 1962 Paolo è di scorta al cardinal Montini, futuro papa Paolo VI, ma malauguratamente ha un incidente con la moto. Si ritrova con una gamba rotta che in pochi mesi si rimette a posto. Sembra tutto risolto quando nel 1963 viene sconvolto da convulsioni molto violente. Viene ricoverato a Bologna ed operato. Il chirurgo spiega che certamente fu la caduta in moto dell’anno prima a portargli danni alla testa, allora non diagnosticati. Laura vive mesi difficili e carichi di ansie: fa la spola tra Metaurilia, Bologna e Cartoceto, dove va per pregare intensamente la Madonna del Santuario di salvare Paolo. Dopo molti mesi Paolo si riprende e finalmente nel 1964 riescono a sposarsi proprio a Cartoceto, grati all’intercessione della Madonna. Celebra don Gualfardo, il parroco di Metaurilia, in trasferta.

METAURILIA ADDIO!

1968. Gelsomina, moglie di Valter, presenta orgogliosa la loro  piccola Simonetta

Valter a 18 anni, nel 1960, decide di partire assieme all’amico Gabriele Gennari e tentare la fortuna in Germania, dove trova lavoro in miniera, a 1.100 metri di profondità. Un giorno sbaglia treno di uscita e si  ritrova con sgomento a 25 km di distanza dall’ingresso. I due sono giovani, ingenui. Ogni soldo che entra nelle tasche, ben presto ne esce. Una sera i due vanno a ballare e la mattina, distrutti, non riuscendo ad alzarsi dal letto non vanno al lavoro. La mattina stessa arriva la polizia che li minaccia: “Questa volta passi, ma la prossima volta un francobollo nel culo e via”. E via andarono. Anche senza calcio, e solo a 2 mesi e mezzo dall’arrivo . La misura era colma!

Tornato a Metaurilia Valter trova lavoro in una vetreria a Pesaro, dove conosce Gelsomina Carletti di Montebello di Orciano, che vive a Novilara con la nonna. Si sposano nel 1967 e vanno a vivere a casa Menotta. Nello stesso anno, a dicembre, Valter trova lavoro presso il distributore di Metano sorto a Metaurilia nel 1965.

Nel 1969 Duilio autorizza i cavatori di ghiaia e sabbia a scavare nel suo terreno ottenendo un doppio e opposto risultato: una bel gruzzolo, e l’impoverimento del terreno. Entrambe questi fattori lo convincono al passo decisivo: lasciare Metaurilia.

Nel 1971 Duilio convince tutti a trasferirsi tra Torrette e Ponte Sasso, nei pressi della Strada di Mezzo, dove la terra a suo dire è più buona. Coi soldi dei cavatori costruirà la nuova casa ampia e spaziosa, con due appartamenti. Lasciano così l’orto 18 nelle mani della famiglia Valentini, in affitto.