Un nuovo ponte per evocare “una grande vittoria ed un radioso destino“.

“Il Ponte monumentale”

1927. Inaugurazione del Ponte sul Metauro

Il Ponte stradale sul Metauro rappresenta, con i suoi piloni monumentali alle due testate, i suoi 280 metri di lunghezza e l’affaccio sempre sorprendente al fiume, l’ingresso più scenografico alla città di Fano. Costruito nel 1925 per reggere il crescente traffico motorizzato, ha resistito a centinaia di bombardamenti alleati ed è giunto fino a noi austero e solido come allora.

Dal cavallo al motore

Il Ponte stradale sul Metauro, in legno.

Quando nel 1861 viene completato il nuovo ponte ferroviario sul Metauro per unire l’Italia anche attraverso le ferrovie, il ponte stradale sul Metauro è di legno di pino ed il mezzo più veloce che lo percorre è la carrozza trainata da uno o più cavalli. Un maestro d’ascia, residente presso il Santuario, ha il compito di curare la manutenzione del ponte, e della pineta che ne costituisce la materia prima. All’inizio del Novecento cominciano a vedersi in circolazione le prime automobili, beni di lusso che a Fano pochissimi possono permettersi. In pochi anni l’automobile diventa protagonista della cultura. L’ebbrezza della velocità è un’esperienza del tutto nuova per la maggior parte degli uomini e affascina molti movimenti artistici. In Italia il movimento futurista celebra proprio la macchina, il mito del progresso e la velocità. L’automobile diviene in breve simbolo di modernità e di vincente futuro. Nulla di strano quindi se affascina anche il Regime, che tra i suoi primi obiettivi pone proprio la Statalizzazione della rete stradale esistente ed il suo adeguamento alle necessità dei moderni veicoli a motore.

La Pineta del Metauro, nata per rifornire il maestro d’ascia del legname necessario alla manutenzione del Ponte.

Fano. I pilastri del Ponte sul Metauro.

Un Ponte per i tempi moderni

Nel 1922 la Provincia di Pesaro progetta di sostituire il vecchio ponte in legno sul Metauro con un nuovo ponte moderno, in muratura. Con l’avvento del fascismo il disegno del ponte assume un aspetto monumentale. Nel 1925 l’opera viene completata: il ponte ha una lunghezza complessiva di 280 m, con 15 archi a sesto ribassato di 14 m di luce; è ornato alle estremità di quattro grandi pilastri decorati di marmi e bronzi che evocano l’eroica e risolutiva Battaglia del Metauro. Nel 1927 la visita dell’onorevole Augusto Turati, segretario nazionale del Partito Fascista, accompagnato dal Podestà Tullio Blasi e dagli onorevoli locali, il fanese Alessandro Mariotti ed il pesarese Raffaello Riccardi, è l’occasione giusta per celebrare il nuovo Ponte in pompa magna.

Dopo quasi vent’anni il Ponte diventa il bersaglio numero uno delle Forze Alleate per rendere difficoltosa la ritirata dei tedeschi occupanti. Mazzanti, nel suo “Dalle vie del cielo aquelle della città” traduce un messaggio della RAF : “I due ponti attraverso il Cesano e il Metauro lungo la costa orientale Adriatica sono punti vulnerabili. Scopo: distruggerli. Si dispone che 5 aerei Wellingtons vadano sul Cesano ed altrettanti sul ponte ferroviario del Metauro“. Ciascun ponte doveva essere illuminato da 3 Wellington ed attaccato con bombe da 4000 libbre (circa 1800 kg) dagli altri due.

Viene bombardato centinaia di volte, ma non viene mai distrutto in modo irreparabile. Finita la guerra viene rimesso in sesto, e viene chiamato Aiudi il Marmurin, dell’orto 15, ad eliminare ogni ricordo del Regime inciso sui pilastri del Ponte.

L’Ora, 27 agosto 1927

Le iscrizioni sui pilastri del Ponte, che evocano la Battaglia del Metauro

Nuove Statali

1934. Durante la costruzione di Metaurilia, una delle pochissime macchine presenti a Fano all’epoca (archivio Federiciana)

Neanche un anno dopo (legge 7 maggio 1928, n. 1094), l’Adriatica ed altre 138 provinciali del Regno vengono statalizzate ed affidate ad un nuovo Ente, l’AASS (Azienda Autonoma Statale della Strada). La numerazione delle Statali comincia dalle 9 consolari (la Flaminia infatti prende il n. 3), per proseguire con una decina di dorsali tra le quali l’Adriatica, che prende così il n. 16.
Istituite le nuove Statali a stretto giro arriva anche il primo Codice della Strada ( R. Decreto Legge 2 dicembre 1928, n. 3179 “Norme per la tutela delle strade e per la circolazione“) che norma in particolare su quale lato della strada si debba viaggiare, quali velocità massime si possono raggiungere sui diversi tipi di strada, come comportarsi agli incroci. Tutte norme che non si erano mai rese necessarie con i mezzi di trasporto fino ad allora utilizzati dall’uomo, quali carretti,carrozze, cavalli ecc. Inoltre per guidare i veicoli a motore , è necessario sostenere un apposito esame e conseguire un’autorizzazione alla guida, cioè la patente.
Interessante l’articolo 25 “Mano da tenere nella circolazione stradale” recita:
“Tutti i veicoli, gli animali da tiro, da soma e da sella, gli armenti e le greggi circolanti sulle strade ordinarie, sia negli abitati e sia in campagna, debbono costantemente tenere il lato destro, salvo che ciò riesca impossibile o malagevole”.

13 maggio 1929. Lettera del Capo Compartimento dell’AASS: rimuovere tutti i cartelli che limitano la velocità (!)

Mai più veicoli al passo

Anni Trenta. Il traffico della Statale di allora, nei pressi della Stazione: carretti carichi di cavoli e pedoni.

Il Codice della Strada dà facoltà ai Comuni di introdurre ulteriori norme purchè non siano incontrasto col Codice stesso.

L’AASS (l’ANAS di oggi) esorta quindi  i Comuni della Provincia a redigere Regolamenti ad hoc. Il 13 maggio del 1929 il il Capo Compartimento si raccomanda: “L’approvazione di tali regolamenti spetta a S.E. il Prefetto, però dovendo questo Compartimento dar parere per l’approvazione stessa ,informo che non potrà dare parere favorevole se nei regolamenti stessi saranno incluse norme, come quelle limitatrici della velocità, superate ormai dalle esigenze della moderna circolazione meccanica ed in contrasto con lo spirito e le disposizioni del decreto in parola.
E rivolgendosi al Comune di Fano in particolare: “Intanto, essendo stato rilevato che sulla strada statale scorrente nel territorio di codesto Comune sono apposte le seguenti tabelle, da me autorizzate; prego farle rimuovere con cortese sollecitudine, avvertendo che trascorso il giorno 20 c. m. senza che sia stato provveduto, dovrà disporre che siano rimosse dal personale di questo Compartimento addetto alla manutenzione della strada.
TABELLE DA RIMUOVERE:
STRADA STATALE N° 16 = Presso il Ponte Metauro, verso Fano, due cartelli in ferro con scritto “RALLENTARE” e due con scritto “AUTOVEICOLI AL PASSO“. Entrata a Fano da Ancona ed uscita da Fano verso Pesaro, cartelli dipinti in rosso a forma di disco, sospesi sulla strada, con scritto “AUTOVEICOLI AI 15 KM ALL’ORA“.
E’ forse questo il passo decisivo che ribalta le priorità della strada: la questione cruciale è non intralciare il traffico, non ostacolare la velocità delle auto. Da questo momento l’automobile invade tutti gli spazi pubblici che prima erano dei pedoni: camminare sulla strada diventa pericoloso, le piazze diventano parcheggi, le auto si moltiplicano, tutti le vogliono, e non si sa più dove metterle. Cominciano ad occupare ogni angolo della strada e a modificare l’aspetto e l’uso di tutti gli spazi pubblici. Ed il pedone si faccia da parte!

Primi anni del Novecento, nei pressi del Santuario della Madonna del Ponte: quando ancora la strada era di tutti. (Archivio Federiciana)

Un Ponte pericoloso per i bambini

Il Fronte , coi suoi innumerevoli mezzi a motore, al ponte sull’Arzilla. (marcheliberate.it)

Negli anni Trenta automobili e camionette sono ancora poche. Le possiedono solo i benestanti, vanno al massimo a 50 km/h,  il rombo del motore si sente da lontano e si ha il tempo di mettersi al sicuro. Ma dal 1944, col passaggio del Fronte, le Statali vengono prese d’assalto dai mezzi militari che corrono da Sud verso Nord senza curarsi di ciò che avviene all’intorno. Il Perugini, nel suo diario di quegli anni, conta innumerevoli tragici investimenti. Anche i coniugi Bracci, dell’orto 81, vengono investiti ed uccisi poco dopo la Liberazione, da una camionetta inglese. E’ il primo di una tragica catena di incidenti sulla Statale Adriatica che da allora non ha fine.

E’ così che il 10 aprile 1945, nell’avviare finalmente in condizioni di Pace il nuovo anno scolastico, l’Ispettore del Provveditorato concede “di mantenere aperta una Scuola privata in località Metaurilia” poichè  “tale Scuola è stata istituita per evitare ai bimbi di Metaurilia di passare il ponte sul Metauro, percorso da molti autoveicoli militari“.

E’ per questo quindi che viene mantenuta la scuola nel fienile dei Belogi, fino alla costruzione avvenuta nel 1953, della nuova scuola di Metaurilia.

Il magazzino che fece da scuola dal 1945 al 1953, presso la colonica dei “Blogg”

La battaglia che salvò l’Impero

Cartaginesi contro Romani (Capitolium.it)

La raccontano lo storico greco Appiano di Alessandria, ed il latino Livio nel suo “Ad Urbe condita”. La canta il poeta latino Orazio nei sui Carmina. La Battaglia del Metauro è uno di quegli eventi che cambia per sempre il corso della storia.

E’  il 207 a.C. Cartaginesi e romani sono nel vivo della Seconda Guerra Punica. I romani se la stanno vedendo brutta. Annibale sta collezionando tutta una serie di successi con l’intento di sconfiggere i romani e distruggere l’Urbe.
Il fratello Asdrubale sta portando rinforzi per la vittoria finale. Partito dall’Africa con un grande esercito di 30.000 uomini e diversi elefanti, ha attraversato Spagna e Francia e valicate le Alpi si sta dirigendo verso Sud per raggiungere l’esercito del fratello Annibale. Passato il Metauro si avvicina a Senigallia per lo scontro decisivo con l’esercito romano guidato del console Salinatore, che ha una forza numerica analoga alla sua. Asdrubale ignora l’impresa che sta compiendo nel silenzio il console Nerone, che immagina a combattere contro suo fratello Annibale nel sud d’Italia.
Nerone ha lasciato un piccolo contingente a fronteggiare Annibale con piccole azioni di disturbo, e con 7.000 uomini parte dal Sannio (Molise) e si dirige verso nord a tappe forzate di circa 60 km per notte, marciando nell’oscurità su percorsi impervi e secondari.
La marcia forzata di Nerone e del suo esercito ha ancora oggi dell’incredibile, un miracolo di logistica e organizzazione che, contro tutte le aspettative, riesce.
L’esercito Romano si trova così in superiorità numerica: 40.000 uomini contro i 30.000 cartaginesi. Asdrubale è in minoranza e non dispone della superba cavalleria dell’esercito romano, che fronteggia con circa 15 elefanti. L’esercito romano pressa verso nord quello cartaginese, bloccandolo sulle rive del Metauro.
Quando Asdrubale si rende conto della imminente sconfitta si lancia nel mezzo della battaglia incontrando una fine gloriosa. Nerone gli taglia la testa e la fa gettare nel campo di Annibale per fiaccare l’animo del nemico.
Lo scontro del Metauro vide Roma, per la prima volta dall’inizio della guerra, vincere una battaglia cruciale. Il tentativo dei Cartaginesi di mandare rinforzi ad Annibale è fallito e Roma può rialzare la testa.

Il Metauro fu un evento decisivo nella storia mondiale ed una vera benedizione per Roma. Il console Nerone, a cui la storia non dà il giusto merito, offuscato dall’omonimo imperatore vissuto due secoli dopo, vinse una battaglia che salvò Roma dalla distruzione cartaginese e che diede l’avvio all’Impero.