Il benessere casereccio delle famiglie contadine

“I cuntadin quei fin”

La colonica dei “Blogg” (poi “Jacob”) lungo la strada Ponte Alto, nella sua struggente desolazione.

I mezzadri e i contadini che vivevano nelle case coloniche intorno a Metaurilia mangiavano carne due volte la settimana, possedevano il carro ed il cavallo, avevano la possibilità di studiare, facevano il pane con la farina di grano. Stavano bene e malgrado questo, la neonata Borgata Rurale di Metaurilia portò innovazioni impensabili: la luce elettrica, l’irrigazione moderna, la coltivazione intensiva.

Dai “Blogg”, il magazzino che ospitava la scuola al piano superiore.

A scuola nel magazzino

1949. Dalla Relazione del progetto della nuova scuola la descrizione della “scuola dei Blogg”.

La Scuola elementare della importante frazione (115 famiglie della Metaurilia vera e propria oltre ad altre famiglie dei coloni limitrofi, in tutti circa 1000 anime) funziona ora in una capanna coperta a tetto, presso una vecchia casa colonica, in posizione del tutto decentrata dal nucleo principale della borgata.

Assai notevole è il disagio del funzionamento scolastico delle classi ivi esistenti, specie nel periodo invernale con il turno pomeridiano, tanto che la popolazione, ha con ripetuta insistenza, richiesto la costruzione di apposito edificio per la Scuola.

Lasciare ulteriormente la scuola nella capanna attuale, inadatta ed insufficiente, significherebbe correre il grave rischio di dover disporre, per ragioni di ordine igienico sanitario e didattico, la chiusura della scuola, né d’altra parte sarebbe possibile avviare i molti alunni di Metaurilia, soggetti all’obbligo scolastico, alle scuole viciniori perché queste sono già affollatissime e soprattutto situate a rilevante distanza dalla borgata”.

Colonica Gentilucci

I Gentilucci, fino al 1938  vivono in una colonica del sor Momo Solazzi a Torrette. Vittorio è un uomo sveglio, è sempre un palmo avanti agli altri. Quando ancora tutti fanno il pane con la farina di polenta, Vittorio comincia a farlo col grano dietro a questo ragionamento: la farina di polenta è più economica ma per sfamare ne và di più. La farina di grano è più pregiata, ma di pane ne basta meno per sfamare tutta la sua numerosa famiglia. Ha 5 figli: Iolanda, Emilio, Ennio, Linda e Lina. Ed una carrozza col cavallo.
I ragazzi lavorano, e nei giorni festivi vanno alle feste da ballo organizzate dall’albergo Torrette ed aperte a tutti. La domenica si va alla Messa nella chiesina dell’albergo  ed il babbo uscendo compra dal carretto dei dolciumi i “mignin cioè dei biscotti quadrati, tipo i wafer. La gente più povera compra al più carrube o caramelle. D’estate arriva anche il carretto dei gelati con 4 o 5 gusti.
Nel 1934 nasce la borgata rurale di Metaurilia, nel 1935 si seminano cavoli e pomodori, nel 1936 arrivano i primi raccolti, nel 1937 il sor Momo si accorda col Comune per cedere in permuta una parte dei suoi terreni per l’ulteriore ampliamento della Borgata. Così propone ai Gentilucci di trasferirsi a Metaurilia, nella sua casona a tre piani che si trova nei pressi del Ponte Metauro, tra l’orto n. 93 e l’orto a n. 94, e coltivare per lui quei tre ettari e mezzo a cavoli e pomodori, come i Metaurili.
E’ il 1938 e Vittorio, con due figli e le rispettive famiglie si trasferisce da Torrette a Metaurilia. Sono in 12. La famiglia Gentilucci abita questo casone e dispone del primo e del secondo piano, diviso verticalmente in due per le due famiglie. Il terzo rimane a disposizione del padrone come deposito di materiali vari per l’agricoltura, chiudendo un occhio se i bambini salgono le scale e vanno ogni tanto a giocare tra gabbiolini ed attrezzi per lavorare la terra. Il materiale alla bisogna viene calato da basso tramite una carrucola. Le camere a disposizione della famiglia di Vittorio sono tre. Per andare in cucina bisogna uscire di casa e la latrina è in un capannotto all’esterno. Si piantano ogni anno 25.000 piante di cavoli e 7.000 piante di pomodori, mentre una parte del terreno viene coltivata a foraggio. Ogni settimana arriva il sor Momo con la macchina, in visita con la figlia Giannangela. E’ un gesto di rispetto, che i Gentilucci ricambiano  mandando le figliole una volta alla settimana alla Paleotta, presso la sua casa, a portare un cesto di primizie.

Alcune scene dall’album di famiglia (Gentilucci)

I Paci (Jacob)

Colonica Paci.

I Paci provengono da Tavernelle di Serrungarina. Nel 1952 la famiglia si trasferisce a Metaurilia su suggerimento dei parenti, i Rastlet dell’orto 91. I  Belogi sono andati via, e si è quindi liberata la prima colonica sulla strada Ponte Alto. I 3 fratelli Paci con le rispettive famiglie ed una sorella nubile, la zia Bice, che governa tutta la baracca, si trasferiscono.
La famiglia Paci se la passa bene, in confronto agli ortolani pescatori: la casa è grande, ci sono 6 camere, due volte alla settimana si mangia carne di casa, pollo, coniglio, maiale. La zia Bice è un’ottima cuoca, ma molto parsimoniosa anche a tavola: prepara il mangiare quanto basta, senza sprechi. Cucina col caldaro sul camino.
La vita nei campi è faticosa ma serena. La porta di casa non si chiude mai a chiave, neanche di notte. C’è un forte senso di comunità anche con i vicini che si riuniscono insieme per gli eventi corali. Due sono le feste principali della campagna: il giorno che si fa “la pista”, cioè in gennaio quando si ammazza il maiale, e quando ad inizio estate si trebbia. 5-6 ore di lavoro, poi un gran pasto comunitario, quindi altre 5-6 ore di lavoro. Alcuni a volte, e spesso sono i Metaurili, vengono a spigolare, cioè a raccogliere qualche spiga, qualche chicco che la trebbiatura ha lasciato sul campo. Per molti, negli anni cinquanta, la miseria è ancora grande. Anche la vendemmia è un bel momento di lavoro corale che dura una decina di giorni.
La doccia è nella stalla. Ed anche il “bagno”. In alternativa c’è un buco all’esterno, con delle frasche come pareti.
Qualche figliolo fa anche la scuola media a Fano e poi le superiori. Si parte con gli zoccoli di legno fatti dallo zio e nella borsa si porta il cambio scarpe, per quando si fa ingresso in città. Gli zoccoli di legno con la suola di gomma delle biciclette per non scivolare, si usano con qualsiasi tempo: vento, pioggia o neve.
La luce elettrica, che i Metaurili hanno sin dal 1934, qui, negli anni Cinquanta non c’è ancora e per studiare la sera si usa il lume a petrolio che ha una rotellina per aumentare la potenza. I vicini di casa sono i Caslin da Alt. Sotto la casa dei Caslin da Alt c’è una grotta lunghissima, profonda 3 metri, tremendamente affascinante e piena di misteri che attira molto i ragazzini del vicinato. E non era solo la grotta ad attrarre i ragazzini. In quella casa, nella stalla avviene qualcosa di unico da queste parti: la monta dei tori. I Caslin ne hanno 2 o 3, ed è un continuo giro di contadini che arrivano con le vacche a far la fila per la monta. Nella stalla c’è una cassapanca dentro la quale due o tre ragazzini riescono a nascondersi abbastanza bene e a guardare dalle fessure appositamente allargate con il punteruolo, indisturbati, e senza disturbare, quello spettacolo della natura. Le scorribande proseguono anche verso San Gili, alla ricerca dei fantastici tesori che le leggende di paese vagheggiano: bocce e telai d’oro, oggetti sacri e reliquie.

Colonica Capodagli

La famiglia Capodagli viveva a Tombaccia già dal 1912. Proveniva da Montebello di Orciano ed aveva acquistato la casa ed il podere grazie ai risparmi del capofamiglia, analfabeta, che nei primi anni del Novecento emigrò in America dove lavorò come muratore alla costruzione dei grattacieli di New York. Il podere si trovava nei pressi del fiume Metauro. Negli anni Trenta fu costruito il nuovo argine ed i Capodagli decisero di acquistare due ettari dal terreno golenale, che  bonificarono all’agricoltura.
I suoi figli ebbero poi l’opportunità di frequentare anche la scuola media. D’estate i  suoi bambini andavano in vacanza dai nonni a Pian di Rose, con biga e cavallo. Il figlio Gino, nato nel 1914, prende moglie nel 1938. Si fa un gran pranzo di nozze, e gli invitati arrivarono col pullman. Negli anni Quaranta Gino è già in sella ad una Moto Guzzi.
I suoi figlioli vanno a scuola con gli zoccoli di legno: il sopra era di cuoio, intorno c’è la latta e sotto ci sono i chiodi, per non consumare le suole. I pantaloni sono corti e le gambe morate dal fuoco: davanti al camino si formano delle macchie sulle gambe dette “le vacche”. Il materasso è imbottito con le foglie di granturco e la neve fiocca dentro casa dai coppi.
Il pane viene fatto tutte le settimane con la pasta madre. Nel letto c’è il prete con la monaca.
La nuova Borgata di Metaurilia stimolò l’ammodernamento anche delle case coloniche preesistenti, e principalmente l’orticoltura e nuovi sistemi d’irrigazione.