Argini, cestoni, guardiani, frontisti: un’alleanza per il fiume

“Il fiume di una volta”

Il fiume di una volta: letto ed argini puliti, acque accessibili a tutti (foto Archivio Federiciana)

C’era una volta un fiume di nome Metauro: era il più grande delle Marche, aveva una nobile e gloriosa storia da raccontare, il suo letto era pulito, le sue sponde accessibili, la sua esuberanza contenibile. Grazie al cielo è ancora tra noi: è ancora grande e nobile, ma le sue sponde, un’intricata sterpaglia inaccessibile ai più, le sue ghiaie scomparse, la sua portata imprevedibile.

Foce del Metauro: serie storica di foto aeree.

Esondazione del fiume Metauro del 1897 (sito Valle del Metauro) ed esondazione del 2005 (sito Comune di Fano)

Metaurilia: una sfida contro natura

Luglio 1934. Progetto di bonifica agraria per la nuova Borgata Rurale di Metaurilia

E’ drammatico osservare come, nel progetto presentato dal Comune di Fano al Ministero nel luglio del 1934, le aree prescelte per la costruzione della Borgata di Metaurilia si trovino in gran parte all’interno dell’area a rischio esondazione. Il Regime, aspirante erede dell’Impero Romano, in un delirio di emulazione, pensa di poter vincere una sua propria “battaglia del Metauro”: quella della “bonifica agraria” delle sue sponde sottratte ai capricci del grande fiume dagli argini costruiti nel 1924. Sfortunatamente i terreni più alti e più sicuri, quelli poi occupati dallo Zuccherificio, vengono scartati per motivi ridicolmente burocratici. Se il I lotto tutto sommato è al sicuro dal fiume, il II lotto (quello di Tombaccia) ed il III (quello dei terreni del sor Momo Solazzi” immediatamente a sud della foce) sono una Caporetto.  Prendiamo a prestito, dal prezioso sito “La Valle del Metauro“, le riflessioni relative alla incredibile similitudine tra l’area esondata nel 1896-97 e quella del 2005, malgrado le tante opere idrauliche intercorse nel frattempo: “Nella “Carta dimostrativa della superficie di terreno allagata dal basso Metauro negli anni 1896 e 1897” risultano coinvolti praticamente gli stessi terreni andati sott’acqua il 26-27 novembre 2005. […] In tutta quest’area sulle due sponde [nel 1897]  non erano praticamente presenti abitazioni, il che dimostra la saggezza popolare di allora“. Quando, nel 1924 “sono state costruite le arginature tuttora presenti, il Metauro è stato qui privato di quelle che al giorno d’oggi vengono definite “casse di espansione”, con l’allagamento delle quali si possono evitare danni alle abitazioni costruite a quote superiori”. Ora “risultano molte più case nella zona della Tombaccia e di Metaurilia, per lo più costruite nel ventennio fascista. Altre strutture si sono aggiunte man mano sino ai giorni nostri. Da allora lo Stato e le amministrazioni locali si sono assunte la grossa responsabilità di garantire la sicurezza di persone e cose che lì proprio non sarebbero dovute stare, in quanto già da fine ‘800 si sapeva che tutta la zona era esondabile”.

1960. Un Metaurilio sulle sponde del Metauro, quando il letto del fiume era pulito ed accessibile (archivio Vitali).

Colpa della fitta vegetazione?

2019. Il bosco ripariale.

Proseguendo la lettura dal sito della “Valle del Metauro”: “I commenti che finora si sono sentiti sulle cause dell’alluvione hanno prevalentemente dato la colpa a ciò che appare più visibile: cioè alla presenza di boschi cresciuti sulle rive. In realtà queste alberature, se non restringono la sezione di deflusso, sono utili per frenare lungo tutto il corso la violenza della corrente. Anche la presenza di anse, spesso “raddrizzate” nelle regimazioni idrauliche, riduce la velocità dell’acqua. La vegetazione erbacea ed arbustiva, piegandosi, non costituisce invece alcun ostacolo per il deflusso della piena. Nell’ultimo decennio a più riprese sono stati eseguiti lavori di diradamento delle alberature e altri interventi idraulici proprio nel tratto di Metauro interessato dalla tracimazione. Dare la colpa alla mancata asportazione della vegetazione lungo il fiume è fuorviante e distoglie dall’additare le vere cause:
l’avere consentito le costruzioni in zone che in base ai dati storici dovevano essere considerate inedificabili,
– l’aver sottovalutato il controllo assiduo della funzionalità degli argini,
non aver costruito adeguate casse di espansione,
l’avere impermeabilizzato parti rilevanti dei terreni con innumerevoli manufatti, enormi piazzali industriali, nuove strade, ecc., facendo sì che l’acqua piovana giunga troppo rapidamente al reticolo idrografico principale, causando rapidi fenomeni di piena e conseguenti esondazioni.”

Le armi della sfida

I cestoni del fiume Metauro (Archivio Federiciana)

Per calmare le irruente acque del Metauro – divenute ancor più aggressive a causa delle arginature, che imbrigliando e raddrizzando il corso d’acqua ne accelerano il deflusso – vengono realizzati i cosiddetti “cestoni“. I cestoni sono alti cumuli di ghiaia sagomati e ritenuti da una rete metallica. Vengono posizionati a ridosso degli argini ad essi perpendicolari, ed hanno lo scopo di frenare la corsa del fiume.

Il Genio Civile assume i cosiddetti “guardiani del fiume“, uno per la riva sinistra, ed un altro per la riva destra, Stefano Loi. I guardiani avevano il compito di controllare gli argini, il letto, le sponde, la vegetazione ripariali e vigilare sul rispetto del fiume. Ai Metaurili della Tombaccia, frontisti del fiume, viene fatto divieto di “tagliare piante d’alto fusto e cespugli di qualsiasi essenza“, mentre è loro consentita la raccolta di legna secca per alimentare i camini, e tenere così pulito il letto del fiume.

Metaurilia sott’acqua

Esondazione 1979. L’orto e la casetta n. 94 sommersi.

Metaurilia paga ancora oggi le scelte imponderate, del 1934: per partire con «lena fascista» si abbandona il progetto corposo di borgata in riva sinistra, prevista in gran parte su terreni più alti e più sicuri (quelli dello Zuccherificio). Non si realizza alcuna opera di bonifica idraulica. Non si attuano le necessarie indagini geologiche. Non si fa parola in alcun documento dei rischi idrogeologici dell’area. E si consegna la Borgata, la sua gente, i suoi orti, agli umori del meteo e della speculazione cementifera post bellica.

Spesso gli orti di Metaurilia, e più raramente le case, si sono trovati sott’acqua. Ma il nemico non è solo il fiume: a volte è il mare, a volte sono i fossi malcurati, a volte è la falda affiorante. A conferma del fatto che Metaurilia non è nata da una “bonifica idraulica”, ma da una “bonifica agraria”, che non è proprio la stessa cosa!

Elenco non esaustivo di fenomeni di allagamento in zona Metaurilia

Giugno 1939. Danni a 38 orti a causa di esondazioni ed affioramenti di falda

Cronaca recente

«La situazione resta preoccupante a causa del rapido scioglimento della neve che si è accumulata in alta valle nei giorni scorsi. L’argine del Metauro nei pressi della Tombaccia ha ceduto per 25 metri. L’acqua ha prodotto una palude di 40 centimetri e si è riversata prima sull’Orcianese poi sulla statale finendo a ridosso dei binari ferroviari, sfociando poi nei tombini fino al mare». (Il Messaggero, 24/11/2005)
«Fra Fano e Marotta la Sala unificata di protezione civile della Regione Marche ha dovuto inviare volontari in soccorso di automobilisti rimasti bloccati dalla pioggia lungo la statale, all’ altezza di Metaurilia. Rami caduti e circolazione stradale in tilt lungo vari tratti della Statale». (Tgcom24, 06/09/2006)
«FANO – A Metaurila i residenti di via Jozzino, ormai da una ventina di giorni, combattono con pompe di drenaggio a pieno regime contro allagamenti di scantinati e garage. Ma le fogne non ricevono più e l’acqua viene rimessa in circolo nelle strade rendendo, inoltre, impraticabile un sottopassaggio». (Fano TV, 09/03/2018)