Da piangere e da ridere
Gli Alleati a Metaurilia
Il soldato Alfred con Anna Gregorini (orto 77) ed altri piccoli Metaurili
Indelebile il ricordo degli Alleati a Metaurilia: dopo la Liberazione, avvenuta il 27 agosto 1944, le truppe attendate ovunque, nelle spiagge e negli orti, gli ufficiali di stanza all’Albergo Torrette. Con loro anche numerosi mezzi: artigliere, autobotti, foto-elettriche, autoambulanze, camionette. Un via vai di motori spesso fatale. Si fermano chi per qualche settimana, chi per qualche anno. Mentre i Metaurili tornano a casa e cercano di riprendere una vita normale, nella miseria più nera, i soldati alleati stupiscono i bambini con i loro profumatissimi e mitici alimenti: il pane bianco e la cioccolata.
1944-45. Mappa della Linea Gotica (www.marcheliberate.it)
Un imprevedibile effetto collaterale
Una colonna di mezzi Alleati guada il Metauro.
Affidiamo alle parole di Giuseppe Perugini, un fanese che tenne un interessantissimo diario tra il 1937 ed il 1947, la descrizione di alcuni aspetti dei giorni e dei mesi successivi alla Liberazione: i campi minati, l’oleodotto, ma soprattutto lo spaventoso viavai di automezzi che sconvolge i fanesi abituati al transito lento di carretti trainati da asini, o da carrozze trainate da cavalli . Con le sue pennellate possiamo immaginare brani della Metaurilia del 1944-46:
“Le campagne devastate, spogliate e minate devono essere restituite alla fecondità del lavoro. Si vuole innanzitutto rendere innocue tante mine che quasi tutti i giorni fanno delle vittime umane. Quanti eroici operai per salvaguardare l’incolumità della popolazione rurale non esitano a fare olocausto della loro vita.
Settembre 1944. Il traffico militare, già intenso, ogni giorno che passa aumenta d’intensità in un agitato e drammatico passaggio: nel viavai continuo ed incessante non si contano le macchine, gli automezzi di ogni tipo e di ogni specie che passano veloci in tutte le direzioni da sbalordire gli astanti. L’enorme transito di macchine…. passano, corrono, sfrecciano…per non rimanere schiacciati occorre avere gli occhi sulla punta delle dita.
Novembre 1944. Dal maledetto Kaputt siamo passati all’Okei, è vero, ma chissà quanto tempo dovremo udirla questa parola da parte dei nuovi arrivati, perchè la guerra non finisce oggi, nè domani. Il movimento in arrivo e in partenza degl’infiniti automezzi alleati con truppe, artigliere, autobotti, foto-elettriche, autoambulanze ha assunto un aspetto impressionante.
Ancora novembre 1944. E il transito degli automezzi è sempre più in aumento, addirittura più che nevralgico; tanto frastuono stordisce, disorienta e bisogna stare all’erta, le disgrazie non mancano. Questa mattina, 18 novembre, sentiamo parlare di quattro persone morte alle Torrete di Fano per lo scontro fra due camions
Aprile 1945. Già i britannici hanno costruiti quei magnifici ed efficacissimi oleodotti lungo la nostra costa, attraverso i quali a partire da Ancona, vengono spinto benzina, nafta e petrolio fino all’immediate retrovie del fronte.
15 settembre 1945. Un altro gravissimo incidente, con conseguenze mortali è avvenuto nel centro della borgata Madonna del Ponte Metauro. Viene investito da una macchina alleata Giuseppe Rossini e muore, poveretto, egli, reduce da circa un mese dalla Germania.
22 febbraio 1946. Un pesante carro alleato nei pressi della Liscia investe due studenti, Combelli Giovanni di anni 14 e Grinta Mario di 13 anni che saliti insieme sulla bicicletta si recavano in città per la scuola. Il primo rimane esanime e muore poco dopo, il secondo ferito non gravemente se la caverà con una sessantina di giorni di ospedale.
Giugno 1946. Da Fano polacchi se ne sono andati; se ne contano appena qualche centinaio a passeggiare per la nostra città e nelle nostre case e, quel che è peggio, in virtù del loro ozio bene organizzato, ad investire a piacere con i loro veloci automezzi i poveri passanti che si parano loro dinanzi. E’ proprio di ieri una nuova vittima che va ad aggiungersi al tragico incidente di pochi giorni or sono: l’investimento mortale del povero Basilio Adanti, di 57 anni, mutilato di guerra e pensionato delle FF.SS. Sono sempre gli stessi: investono, uccidono e fuggono. (Giuseppe Perugini, Fano e la seconda guerra mondiale, da Monaco a Parigi (1937-1947), Bologna 1949)
18 novembre 1945. La mamma di Silvano Bracci (orto 90) comunica al Comune la morte per investimento Alleato del figlio e della nuora.
Una felice convivenza
Dai racconti dei Metaurili tanti affreschi curiosi popolati di soldati Alleati colorano il ricordo grigio di fame e miseria di quel primo dopoguerra:
Fiorella Lucarelli Ferri (orto 7) Fiorella è una Lucarelli dei Caslin da bas, una colonica nei pressi di Sant’Egidio. Racconta di una cugina che vive nel casolare con lei, che ha le doglie. E’ il 26 agosto del 1947. In quei giorni terribili, una camionetta tedesca si offre di accompagnarla in ospedale. La ragazza partorisce il giorno dopo. E’ il 27 agosto del 1944. Anche il giorno del ritorno con la sua piccola trova un passaggio. Questa volta sarà una camionetta inglese a riportarla a Metaurilia. Fano è Libera, e quella bambina ne sarà per sempre il simbolo, in casa Lucarelli.
Giuliano Santini (orto 27) Un bel giorno finalmente la famiglia, vedendo le “Cicogne” inglesi volare indisturbate, comprende che il fronte è passato. Guerrino decide allora che si può tornare a casa, a Metaurilia. Dove ad aspettarli trovano un accampamento di tende degli americani proprio nel loro orto, ed un bel buco nel muro, sotto la tettoia, in camera da letto, procurato da un proiettile inglese. Di questi “Americani”, nessuno era veramente americano: c’erano inglesi, polacchi, neozelandesi e indiani dell’India. Gli Alleati hanno steso un tubo lungo la ferrovia per approviggionarsi di benzina. Nei punti di giunzione del tubo fuoriesce della benzina che i Metaurili di nascosto vanno a prendere con le taniche. Un capitano, che viene spesso in casa a portare panni che Caterina lava, prende a benvolere Giuliano: ogni mattina gli lascia sempre un dolcetto per la colazione. I ragazzi, grazie agli americani, scoprono anche la crema da barba e le cingomme.
Anna Gregorini (orto 77). Una volta passato il fronte nell’agosto 1944, Vanda si rende utile lavando i panni degli inglesi attendati al “brulin”, l’area brulla alle spalle della spiaggia di Torrette. Manda Anna, la figlioletta più grande, che ha 10 anni, a ritirare i panni da lavare. In cambio gli inglesi offrono alla famiglia ed alla bambina, pane, cioccolata o pasta. Un soldato americano, Alfred, ha preso Anna in simpatia, la chiama “Avrish”, per il suo nasino a patata, e cerca di proteggerla: “Tu bambina grande, tu no nelle tende. Tu meglio aspettare fuori laundry”. “Laundry” era la biancheria da lavare, ovviamente. Un altro soldato, Gordon, intenerito dai suoi piedi sprovvisti di calzetti anche d’inverno, appena gli arriva un pacco dai familiari, le regala alcune paia di calzetti per lei, la sua mamma ed i suoi fratelli. Quando Alfred torna in Inghilterra scrive alcune lettere alla famiglia della bimba e manda anche dei pacchi, all’interno dei quali mette qualche soldo per Anna. Ma quando la bambina scrive ad Alfred di aver comprato con quei soldi una radiosveglia, non ha mai più risposta. Per tanti anni Anna si arrovella sul perché di quel silenzio, temendo di averlo offeso, o chissà, tradito. Ma tanti e tanti anni dopo Alfred e la moglie sono in crociera e sbarcano per una tappa, a Rimini. Alfred è commosso ed emozionato al pensiero di essere tornato nella terra dove da giovane soldato ha combattuto per la libertà e la democrazia, ed ha conosciuto la piccola “Avrish”. Invece di gironzolare qualche ora per la riviera romagnola e poi reimbarcarsi sulla nave, decide di prendere il treno e raggiungere Metaurilia. Entra con la moglie nell’alimentari dei Pascucci (orto 24), e chiedono in un italiano incerto di “Anna Maria Gregorio”. La Ida Pascucci proprio non la conosce e gli suggerisce di chiedere all’edicolante, che è Oriana Gregorini (orto 77). I due inglesi le fanno vedere una foto, dove c’è Alfred soldato, e quella bambina. Oriana scuote la testa, dice che no, non la conosce. La delusione di Alfred è evidente, ma un cliente azzarda:” Ma Oriana, non potrebbe essere tua sorella, Anna de Gurgurin?”. Oriana fa spallucce, è nata dopo la guerra, non ha mai visto sua sorella Anna da piccola. Indica comunque ai due inglesi la strada di casa. Quando mamma Vanda con stupore apre la porta e comprende la richiesta, guarda la foto e, confusa, scuote la testa. Allora anche la figlia Adriana dà un’occhiata, e improvvisamente una parola, un ricordo: “Forse intende … Avrish?”. Non si può immaginare la commozione di quell’incontro, che durò però pochissimo. Alfred deve correre a Rimini e reimbarcarsi, ma promette di tornare il giorno dopo. Mantiene la promessa e lascia in ricordo proprio quella foto.
Gli Alleati nelle Marche. Alcune scene di vita “straordinariamente” quotidiana: liberatori, soccorritori, ma anche uomini feriti e provati, e ragazzi pieni di energia e di voglia di divertirsi. (Un interessante fondo fotografico dal bellissimo sito www.marcheliberate.it)