Da Salerno a Fano per produrre cassette per i cavoli
Il falegname Vecchione
Vecchione apre una nuova segheria al Porto di Fano
Salvatore Vecchione (le foto di Salvatore e Pietro sono tratte dal volume dedicato al pugile Primo Carnera a Fano)
Carretti carichi di cavolfiori ammucchiati uno sull’altro davanti alla stazione di Fano.
Autocarri carichi di cavoli ingabbiati nelle cassette prodotte da Vecchione.
Salvatore Vecchione nasce nel 1887, vive e lavora a Pagani, un comune vicino a Nocera Inferiore in provincia di Salerno, dove gestisce una segheria per la produzione di cassette e gabbie in legno per il settore ortofrutticolo.
E’ fornitore dei Rupoli di Fano grazie a Tilòn, che dei tre fratelli Rupoli è l’addetto agli acquisti di ortofrutta ed imballaggi nella zona agricola dell’Agro Nocerino. Tilòn preferisce il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli in gabbiolini di legno, molto più comodi ed efficienti dei sacchi di canapa nei quali nelle Marche si è soliti stiparli , ed in particolare i cavoli, produzione in quegli anni assai fiorente a Fano. E’ così che Tilòn ha l’idea di “importare” a Fano non solo le cassette, ma tutta la fabbrica. Propone a Salvatore di trasferirsi, garantendogli abbondanza di lavoro, senza praticamente alcuna concorrenza.
Salvatore ha appena 31 anni, è un uomo dallo spirito instancabile e dinamico. Grazie agli intensi rapporti di lavoro e alla grande stima che lo lega aTilòn butta il cuore oltre l’ostacolo, e matura la decisione di trasferire a Fano la produzione. E’ il 1928 e Salvatore si sposta da solo. Create le condizioni propizie riesce successivamente a trasferire anche la moglie ed i cinque figli. Che a Fano diventeranno otto!
La segheria Vecchione produce e confeziona imballaggi in legno. Prende il nome di “Fabbrica Imballaggi Fortuna” in omaggio alla città ospitante e viene realizzata, per motivi logistici, nella zona del porto, dove via mare, è più facile l’approvvigionamento dei tronchi di legname di faggio provenienti dall’ex Jugoslavia (Fiume, Susak, Villa del Nevoso). Presto l’impresa riesce ad occupare una trentina di dipendenti fra uomini e donne, producendo diversi tipi di imballaggi che riforniscono Fano e le zone limitrofe. Salvatore si dedica a tempo pieno allo sviluppo dell’attività produttiva, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Maestro” dai suoi operosi dipendenti e collaboratori.
Nel 1938/39 trasferisce l’attività nella zona periferica del Ponte Rosso (dove oggi c’è il Palazzo di Vetro).
1944. La segheria dei Vecchione nella “periferia” di Fano, al Ponte Rosso.
L’azienda prospera finchè, nel 1943 all’indomani dell’Armistizio, l’azienda viene completamente distrutta dai tedeschi: i piazzali ed i capannoni pieni di tronchi di pioppo, faggio e quercia vengono completamente incendiati, distrutto anche il legname destinato alla costruzione di una imbarcazione che Vecchione aveva commissionato ad esperti calafati per il trasporto di legname dalla vicina Jugoslavia.
Biglietti da visita della ditta Vecchione.
Dal Ponte Rosso all’Europa intera
Pietro Vecchione
Nel 1945, a guerra terminata, l’instancabile “Maestro” recupera dalla cantina e dalle fosse, macchinari, arnesi e materiali vari salvati dalle furie dell’incendio e, con l’aiuto della numerosa famiglia e di validi collaboratori, l’azienda riprende a produrre sia pure con grandi sacrifici. In quel periodo, a causa della scarsità delle calzature, vengono prodotti anche zoccoli in legno.
Nel 1948 la ditta apre una sede distaccata a Seregno (MI) nei pressi del Saponificio Silva, esclusivista nazionale dei prodotti Palmolive, che diventa il primo proficuo cliente degli imballaggi di Vecchione in Lombardia: la gestione del nuovo stabilimento viene affidata al primogenito Pietro.
Nel 1945/50 il gruppo Vecchione diversifica l’attività: cresce con la produzione di compensati e placcati per il settore del mobile e dell’arredo ed esporta prodotti ortofrutticoli verso la Germania, Olanda, Svizzera, Inghilterra, Danimarca, Austria, Cecoslovacchia e Romania.
Con questi ultimi due paesi, il rapporto commerciale si basa sulla permuta di merci, ricevendo in cambio legnami in tronchi e semilavorati.
Nel 1953 a Montemoro di Cesena, importante centro agricolo, viene creata una nuova segheria, la FIAM Fabbrica Imballaggi, la cui gestione viene affidata al terzogenito Francesco. Inoltre Vecchione si espande anche ad Acquanegra di Cremona ed a Tromello di Pavia, dove nel 1958 sono creati due centri di raccolta e deposito, adeguatamente attrezzati per il taglio, sezionatura ed essicazione dei tronchi di pioppo; questi, dopo le varie fasi di lavorazione, vengono mandati ai relativi centri di produzione.
Nel 1960 si decide di realizzare a Lucrezia di Cartoceto, un nuovo e moderno stabilimento che prenderà il nome di “imballaggi Vec ed Affini” specializzato nella produzione di imballi in legno e cartone ondulato, sia per il settore ortofrutticolo che per l’industria del motociclo e degli elettrodomestici. Queste ultime due attività, in quel periodo, sono in pieno sviluppo ed allo stabilimento viene annesso anche un reparto cartotecnico e litografico, con a capo il figlio Pietro.
Nel 1969/70 il gruppo Vecchione acquisice le “Cucine Pedini” leader in quel periodo nel settore delle cucine componibili, affidandone la direzione al secondogenito Alfonso. E’ un momento magico per le molteplici attività del gruppo che arriva ad occupare fino a 500 persone.
Purtroppo, con l’improvvisa crisi dell’agricoltura il settore ortofrutticolo viene abbandonato, ed a seguito della comparsa sul mercato del mobile di prodotti legnosi di bassa qualità e più a buon mecato, anche la produzione dei compensati viene sospesa. Negli anni successivi, con la triste scomparsa del fondatore Salvatore Vecchione, avvenuta il 7 settembre 1980, anche altre attività vengono dismesse o aggiornate per varie ragioni di mercato e non. Il complesso produttivo dal Ponte Rosso viene trasferito nella zona industriale di Bellocchi con la denominazione “F.lli Vecchione Srl Imballaggi, Compensati ed Affini” e nel settembre 1985 questa attività viene cessata.
La società Vec di Lucrezia, sotto la gestione di Pietro Vecchione nel frattempo coadiuvato dai figli Salvatore e Simone, continua a crescere e ad aumentare costantemente il fatturato. Nel 1995 l’attività viene di nuovo trasferita a S. Martino del Piano a Fossombrone in un nuovo e moderno stabilimento, dotato di macchinari ad alta teconologia ed all’avanguardia nel settore degli imballaggi in cartone, rappresentando così l’ideale prosecuzione dell’opera del “Maestro” e dell’esaltazione della sua instancabile e preziosa creatività. (tratto da Giorgio Tonelli, “Fano attraverso le inserzioni pubblicitarie – Storie di Imprese ed Imprenditori”, Banca di Suasa).