Un binario a scartamento ridotto in ogni orto

Binari self-service

Foto di gruppo sul carrello, primi anni ’80. I piccoli nipoti di Primo Minestrini dell’orto 25 insieme ai nipoti di Adamo Iacucci dell’orto 26.

Ancora oggi è possibile trovare, in qualche orto sopravvissuto all’assalto edilizio, un piccolo binario che corre dalla casetta in direzione mare lungo tutto il campo. Un’idea felice nata non in epoca fascista, quando ogni operazione doveva essere “virilmente” estenuante e faticosa, ed ogni iniziativa privata scoraggiata. Idea geniale nata invece negli anni Cinquanta dall’ingegno dei Metaurili e dalla necessità di alleggerire le pesanti operazioni di raccolta dei cavolfiori.

Il genio dei Metaurili

Lungo il binario,  che segnava il centro del campo, si trascinava anche il “scion”

Negli anni Trenta e Quaranta lavorare l’orto era estremamente faticoso. Le piantine di cavolfiori erano 25,000, quelle di pomodoro 10.000. Andavano annaffiate una ad una con l’orcio, percorrendo ogni giorno tutte le file. La raccolta doveva essere tempestiva per garantire la freschezza del prodotto. Così quando avveniva “la foltata” dei cavolfiori, cioè la maturazione contemporanea di tutte le piantine, la raccolta ed il trasporto erano fatiche intense e massacranti.

Durante il ventennio fascista non ci fu spazio per iniziative personali. Ma nel secondo dopoguerra la fatica aguzzò l’ingegno. Ad Adamo Iacucci dell’orto 26, assieme all’amico ing. Zampa che ne realizzò il brevetto,   il merito di aver realizzato un sistema di irrigazione capillare e sotterraneo che tutti poi copiarono. Sempre ad Adamo il merito dell’invenzione della macchina calibratrice per la cernita degli ortaggi tondi qual’è il pomodoro.

Un binario per amico

Primi anni ’80. I piccoli Minestrini dell’orto 25 giocano sul carrello trasportatore.

Giulio Lumachi nell’orto 42 con la moglie Olvide. Sullo sfondo la netta linea orizzontale del binario.

Non si sa bene a chi dare il merito invece di aver risolto per primo,  con gran senso pratico ed  inventiva il problema del trasporto degli ortaggi nel campo.

Negli anni Cinquanta infatti, per facilitare la raccolta dei cavoli, una dopo l’altra le varie famiglie realizzarono un binario a scartamento ridotto (con una sezione di circa 60 cm) che correva longitudinalmente al lotto, per il trasporto del raccolto tramite un carrello di legno che correva su queste piccole rotaie e che andava  spinto a braccia. Venivano così ridotti il numero di viaggi avanti indietro dal campo al magazzino, e ridotta notevolmente la fatica da carico. L’accessibilità ai materiali necessari e la facilità di assemblaggio erano date dal fatto che molti Metaurili erano in quegli anni operai presso la Cooperativa Braccianti, che si occupava appunto della manutenzione dei binari della ferrovia Adriatica.