La “posion” di Sfer

Tamerici secolari e dune di breccia

La casa colonica dei Severi detti “Sfer” in riva al mare. Si trova in fondo al camping Fano. (Foto Paolo Barbaresi)

Oggi non lo si può credere, ma la casa colonica che si trova in fondo al Camping Fano, aveva una “posion” di diversi ettari, tutti compresi tra la ferrovia e la spiaggia. Negli anni Trenta e Quaranta i Severi vi coltivavano cereali, cavaolfiori e pomodori, insieme ad una ampia vigna. E tra la “posion” e la spiaggia un magnifico filare di tamerici secolari ed un’alta duna di breccia impedivano la vista del mare, e proteggevano “posion” e ferrovia.

La “posion” di Sfer, ieri (1944) e oggi (2013): profonda allora 150 m, arrivava là dove oggi ci sono gli scogli. Al di là ancora un cordone di tamerici secolari ed una profonda duna di sassi detta il “Breccione”: dalla fine della “posion” al mare c’erano ancora decine di metri. Si notino gli enormi e numerosi crateri procurati dai terribili bombardamenti inglesi ai ponti sul Metauro, nel 1944 (Foto dell’aviazione inglese tratta da G. Mazzanti, “Dalle vie del cielo a quelle della città, Fano nella guerra 1939/45”).

Il colono e il casellante

La casa colonica dei Severi (detti “Sfer”) si trovava di là dalla ferrovia, lato mare, a qualche centinaio di metri dalla foce del Metauro. La “posion” dei Severi era ampia diversi ettari ed apparteneva al Sor Momo Solazzi. Elpidio Severi coltivava orzo, grano ed ortaggi e produceva un ottimo vino bianco.  Il mare, che oggi lambisce la casa, distava circa 180 metri e non si vedeva, nascosto com’era dalle tamerici e dall’alta barriera di breccia, detta “Breccione”. Nei pressi della colonica c’era, e c’è tutt’ora, un casello ferroviario, dove nel 1935, lo stesso anno in cui arrivano i primi coloni a Metaurilia, arriva la famiglia “Rosa” dall’Abruzzo.

Settimio Rosa era casellante. Di fianco alla casa c’era infatti una strada che dalla Statale si interrompeva alla ferrovia e poi proseguiva fino al mare, quindi affiancava il filare di tamerici verso nord, fino alla foce del fiume. Non esisteva passaggio a livello. Quando doveva passare un carro Settimio aveva il compito di far scorrere un tavolone sui binari per consentire l’attraversamento del mezzo. Settimio faceva parte di una squadra di casellanti nel tratto tra Fano e Marotta: c’era Casicci a Fano, Barbeni a piazza d’Armi, Tarsi a Ponte Metauro, Campolucci a Torrette e Cibo a Ponte Sasso. Era un lavoro duro, di pala e piccone. Loro compito era tenere sempre in forma la massicciata della ferrovia. Due guardalinee avevano invece il compito di percorrere quotidianamente i binari, uno da Fano in direzione Marotta, l’altro da Marotta in direzione Fano, per controllare le ganascie e tirarle con le chiavi inglesi. Quando poi c’era la nebbia Settimio doveva segnalare la presenza del semaforo con dei petardi. Ogni casello era dotato di un telefono esterno a disposizione del solo caporale che governvaa la squadra e quel tratto di ferrovia. Nel 1944, durante il terribile periodo dei bombardamenti inglesi e dell’occupazione tedesca, Settimio prestava servizio  quotidiano alla riattivazione e ricostruzione del ponte ferroviario.

Acque e brecciaroli fuori controllo

Fine anni Cinquanta. I piccoli Ferri dell’orto 7 in spiaggia, al di qua dell’alta duna di breccia.

Di là della ferrovia, lato mare, il fosso di scolo che tuttora passa sotto i binari aveva generato un lagone che appassionava vari cacciatori della zona. Vi era anche un casottino scavato in terra che sbucava fuori di qualche decina di centimetri per consentire la caccia senza essere notati. Quel fosso a volte diventava una “ fiumana“, perché dopo piogge abbondanti il Metauro spesso oltrepassava gli argini ed il tunnel sotto la ferrovia non riusciva a smaltire l’acqua che si era formata nei campi delle prime casette, causando disagi e danni anche alle coltivazioni esistenti.
Nel secondo dopoguerra, la ricostruzione comporta un prelievo continuo e massiccio di breccia dalla spiaggia, che inesorabilmente erode il “Breccione” fino a quando intorno al Cinquanta le mareggiate arrivano anche alle tamerici distruggendole. A poco a poco, negli anni, il mare divora terreno e raggiunge la casa colonica dei Severi.
Quando dal mare, quando dal fiume, gli orti dei Metaurili più prossimi alla foce, sono spesso sott’acqua…. se questa la vogliamo chiamare “bonifica integrale”(!).

2019. Orto 7. Gli orti allagati dalla mareggiata dell’ 11 novembre 2019.