Orto n. 7

Famiglia Ferri (Scitbon)

LA PECORA NERA

PRIMA DI METAURILIA

I Ferri ed i Lepri, da sempre vicini di casa

La famiglia Ferri abita già a quella che sarà Metaurilia da prima delle casette del Duce. Vive in una povera casa di proprietà del sor Momo Solazzi, sulla Statale Adriatica nei pressi del nuovo Ponte sul Metauro.

La famiglia è composta da Giuseppe, dalla moglie Ginevra Moscatelli e  dai loro quattro figli: Edera, Eleonora, Augusto e Giulio, il più piccolo, nato nel 1927. A fianco a loro abitano i Lepri.

Nel 1934 vedono spuntare le prime casette sulla Statale. Nel 1936 vedono nascere quelle del secondo lotto sulla Orcianese. Infine il sor Momo vende al Comune due terreni, uno verso Torrette, e l’altro vicino al Ponte, proprio quello dove abitano i Ferri ed i Lepri.

A questo punto viene offerta loro la possibilità di lasciare quest’area acquitrinosa e trasferirsi più in su, dove i terreni sono più asciutti. Ma Ferri e Lepri, non ci pensano due volte. Questa è la loro terra, la terra dove le loro famiglie nel bene e nel male sono vissute, e qui vogliono rimanere. Non possono fare a meno del lago che si trova di là della ferrovia. Giuseppe guadagna qualcosa tra la caccia d’inverno, ed il servizio di bagnatura della canapa d’estate, per i coltivatori dei dintorni. Giuseppe mette la canapa a bagno nel lago, la gira e la rigira. Le fibre, ammorbidite dall’acqua diventano ottime per realizzare lenzuola, tessuti e corde.

L’Amministrazione si limita così a realizzare un fosso di raccolta delle acque parallelo alla ferrovia, e qui termina l’intervento di bonifica… ed ogni possibilità di rimanere a lungo all’asciutto!

I PRIMI TEMPI A METAURILIA

Giuseppe e Gina avviano l’orto voluto dal Contratto. La vita è difficile, il terreno non è dei migliori per i cavoli, la bora brucia le vigne, la casa è fredda e non c’è legna da ardere. Gina con “rocca e filin” si riduce a filare anche la lana dei materassi, pur di coprire con caldi maglioncini e coperte i propri figli.

Presto le sorelle di Giulio Edera ed Eleonora si sposano e vanno a vivere altrove. Eleonora sposa un Lucarelli dei Caslin da Alt.

Un fatto curioso segna il passaggio del fronte: Eleonora Ferri, sfollata con parte dei Lucarelli a Monte Maggiore ha le doglie, e viene accompagnata all’ospedale dai tedeschi che occupano Fano. Partorisce al Santa Croce una bella bambina, Paola. Dopo pochi giorni torna a casa, questa volta accompagnata da una camionetta degli Inglesi, che hanno liberato Fano dai tedeschi proprio nei giorni del parto. Con Paola nasce anche la Pace, almeno a Fano.

Augusto invece è partito per il Canada: si trova a Sudbury, insieme a tanti altri fanesi. E Giulio rimane da solo con i genitori.

Giuseppe Ferri e la moglie Ginevra coi nipotini

“Caslin” coi nipoti

IL MATRIMONIO DI GIULIO E FIORELLA

1947. Matrimonio di Giulio Ferri e Fiorella Lucarelli

Nel 1947 Giulio si fidanza con Fiorella Lucarelli (classe 1932), figlia di un fratello di suo cognato.

I Lucarelli vivono in una colonica nei pressi della Cupa, a 500 metri da casa, sempre di proprietà del sor Momo Solazzi. I Caslin stanno bene. Sono i contadini “quei fin”. Quelli che la domenica si lavano con la saponetta ed che ogni tanto vanno in gita sul Petrano a scivolare coi carriolini. Sono 5 fratelli con le rispettive famiglie, per un totale di circa 22 persone. Molti abitanti dei casolari dell’intorno sono braccianti a giornata dai Caslin. Anche i Ferri. Da Caslin non manca mai un piatto di minestra, le fascine per il fuoco, un pugno di grano in cambio di un po’ di lavoro.

Nel 1951 Giulio e Fiorella si sposano alla Chiesa del Ponte. L’abito da sposa l’ha fatto Elsa, la sarta della Tombaccia. Gli sposi offrono agli invitati un rinfresco presso il magazzino dei cavoli, sede della Cooperativa di Metaurilia, e poi partono in viaggio di nozze. Una settimana a Roma, in una camera per 50.000£.  Tornano con le tasche vuote, ma felici. La sposa va a vivere a casa di Giulio, con i suoceri Giuseppe e Gina.

“Caslin”, babbo di Fiorella, col carriolino al Petrano

CAVOLI, PECORE… E BAGNANTI!

Oltre ad occuparsi dell’orto senza troppa convinzione, i Ferri da sempre allevano pecore nere con cui fanno formaggio e latte, che vendono a Fano, al caffè del Mercato delle Erbe.

Il campo viene spesso sommerso dall’acqua: quando esonda il Metauro, o quando arriva da sotto, dall’acqua di falda, che si riempie perché le fogne non ricevono. Nel 1977 si svegliano con le botti che galleggiano sopra i cavoli.

Giulio d’inverno pesca le vongole sul barchetto di Guido de Fernet. Presto entra nella Cooperativa Braccianti, che si occupa della manutenzione della ferrovia. Ed una dietro l’altra nascono 2 bambine: Loretta e Rosetta.

Nel 1956 si comincia ad ampliare la casetta con due nuove stanze per far stare più comoda la famiglia che si sta allargando. La famigliola si compra una Lambretta, che è arrivata a caricare fino a 4 persone e mezzo: babbo Giulio, le due bambine, e mamma Fiorella incinta dell’agognato maschietto. Roberto nasce infatti nel 1959. Fiorella chiude in bellezza nel 1965 dando la vita a Stefania.

Negli anni Settanta la famiglia Ferri comincia a stringersi per lasciar posto in estate ai bagnanti. Dall’Umbria (Città di Castello, San Sepolcro) ma anche da Ponte di Legno in Lombardia. Quaggiù, vicino al Ponte e lontano dal centro di Metaurilia arrivano gli “avanzi”, quelli cioè che non trovano posto più su, dove il giro c’è sempre.

Il barchetto di Guido de Fernet

Giulio e Fiorella con Loretta e Rosetta

LA STATALE COLPISCE ANCORA

Nel 1978 muore per incidente sulla Statale davanti casa Gino Lucarelli, un fratello del babbo di Fiorella, che ha sposato una Battistelli della colonica sul greppo, sopra l’orto n. 80. Tornava a casa con l’Ape, dopo essere stato a cena da amici.

Anni Sessanta. Roberto Ferri davanti casa

SCITBON… MA MICA TANTO!

Il curioso soprannome attribuito da sempre alla famiglia Ferri, “Scitbon”, ha lontane radici che vedono coinvolto Giovanni Ferri, il babbo di Giuseppe Ferri, assegnatario della casetta di Metaurilia.

Si narra infatti che tra Giovanni e “Garbin” non corressero buoni rapporti. Il sabato entrambi partivano per il mercato a Fano e lì si facevano delle belle bevute insieme agli amici. E tutti e due, brilli, non se le mandavano certo a dire!

Deciso a porre fine a questi battibecchi, un sabato Garbin parte verso Fano portando con sé la doppietta. Giovanni, che sta andando anche lui a Fano per la consueta bevuta tra amici viene informato da qualcuno delle cattive intenzioni del suo rivale. Decide quindi di fermarsi nei pressi di Madonna del Ponte dalla “Bomba”, che all’epoca aveva una rivendita di attrezzature agricole, ed acquista un “vangil” per potersi difendere in qualche modo!

Giovanni attende quindi Garbin nascosto dietro ad una fratta lungo la Statale Adriatica nei pressi della Casa Cantoniera, vicino alla ferrovia. Appena vede l’avversario passargli davanti gli grida: “Garbin, sit vo?” e Garbin, preso alla sprovvista risponde “Sci, sci, so’ io!”. Giovanni salta fuori dal nascondiglio e Garbin, sotto le “ruschiate” di Giovanni, muore.

Giovanni allora se la dà a gambe e starà nascosto per sei mesi. Verrà poi assolto per legittima difesa.

Da allora Giovanni Ferri, e tutti i suoi discendenti in virtù “ereditaria”, sono soprannominati “Scitbon! (“Bon” per mod de dì!)