Orto n. 80

Famiglia Gramolini (Gramulìn)

LA FAMIGLIA PIU’ NUMEROSA

PRIMA DI METAURILIA

Ettore Gramolini (Turìn) e sua moglie, Anita Antonioni hanno 7 figli: Tino, Gino, Giannetto, i gemelli Enzo e Lidia, Maria e Gabriella.

Vivono nei pressi dell’Arzilla. Per sfamare tante bocche Ettore fa l’ortolano, ed anche il pescatore. Ha la licenza per pescare le anguille in acque dolci, e ha anche la licenza di caccia.

Ha una barchetta che si chiama “Gabriella”, con la quale va in mare.

Ettore Gramolini e la moglie Anita Antonioni

I PRIMI TEMPI A METAURILIA

1930. Il tesserino da “pescatore” di Ettore, detto “Turin”

Nel 1935 la famiglia Gramolini si trasferisce a Metaurilia, nell’orto n. 80, che si trova lato “greppo”. I Gramolini condividono il passo ed il pozzo con la famiglia Biondi dell’orto 81, e con i Battistelli, della colonica che si trova proprio alle loro spalle, sopra il greppo.

La posizione è molto favorevole per Ettore: si trova proprio davanti al magazzino del Consorzio Agrario, dove si conferiscono i raccolti, e soprattutto si trova proprio difronte al passo che porta alla spiaggia. Turin non può per necessita, e non vuole per passione, rinunciare alla pesca con la sua “Gabriella”.

Anita, oltre ad accudire i figli e la casa, aiuta Ettore nei campi E’ anche una brava sarta.

Un giorno il Duce è in visita a Metaurilia e consegna ad Anita una medaglia quale massaia meritevole. Certamente Anita rappresenta il modello di donna prediletto dal Fascismo: buona “fattrice” e brava “massaia”.

Il tesserino da ortolano

UN LASCIAPASSARE PER IL RIZZOLI

Una volta in casa, il Duce scorge la piccola Lidia, che invece di giocare coi fratelli se ne sta seduta in disparte e chiese:”Perché questa bambina non gioca con gli altri?”.  “Non può camminare, è nata con una lussazione alle anche” – risponde Anita.  Mussolini non commenta, termina la visita e se ne va.

Dopo breve tempo un suo segretario torna con in mano una busta e dice:”Domani presentatevi al Rizzoli di Bologna con la bambina per il ricovero e dite che vi manda il Duce.”

Stupefatti ed increduli Anita ed Ettore si organizzano per lo strano viaggio. Una volta giunti al Rizzoli il portinaio, che  li vede presentarsi nei loro semplici abiti e con il necessario per il ricovero avvolto in una “gluppa”,  abituato com’è a trattare con signore impellicciate e uomini coi bastoni da passeggio, li fa accomodare in un angolo per ore. Dopo tanto ed inutile attendere,  Ettore si rivolge ad un uomo in divisa mostrandogli la lettera. Quest’ultimo la legge, telefona a qualcuno e subito arrivano le infermiere. Improvvisamente ora tutti si scappellano al loro passaggio e sono attenti ad ogno loro più piccolo bisogno. Lidia viene ricoverata, ingessata ed assistita da un’infermiera personale, mentre il babbo e la mamma tornano a casa ad accudire i suoi fratelli e sorelle. Lidia comincia gradualmente ad utilizzare le gambe, inizia a camminare, ed infine anche a ballare!

Quest’attenzione di Mussolini trova spiegazione nella sua esperienza personale di padre: la sua ultimogenita, Anna Maria (1927) fu colpita a sette anni  da una grave forma di poliomelite che le procurò problemi permanenti, e causò nel padre una crisi depressiva che lo condusse vicino all’abbandono del potere.

RIFUGIO CON BOTOLA

Nel novembre del 1943 iniziano i bombardamenti del Ponte Metauro, bersaglio privilegiato degli Spitfire inglesi. Per  evitare di essere colpiti gli uomini Gramolini e Biondi scavano a mano un rifugio sotto il “greppo” tra i due orti. Si accede  dalla proprietà di Biondi, attraverso un passaggio nascosto dalle canne. Una seconda uscita si trova  in alto, sul terreno di Battistelli, chiusa da una botola.

Una volta terminato l’allarme Ettore esce sempre per primo. Vuole evitare che i bambini assistano allo strazio di arti mutilati o brandelli di camicie insanguinate. Esce, raccoglie tutto ciò che di dilaniato trova nell’intorno, lo carica sulla carriola per consegnarlo ai militari.

I cadaveri dei soldati vengono  quindi sepolti vicino alla chiesa di San Benedetto.

Un giorno un soldato tedesco di nome  Druda apostrofa Ettore con fare minaccioso: “Se tu non venire con noi a scavare trincea, noi fare a te Caput!” Così insieme ad altri uomini Ettore è costretto a portare anche i propri mobili sulle barricate.

Durante la ritirata dei tedeschi, il rifugio è pieno di donne e bambini che piagnucolano perchè non vogliono stare rinchiusi lì per così tanto tempo. Ad un certo punto comincia ad avvertirsi il rumore dei carri armati che si avvicinano velocemente, sradicando tutti gli alberi che incontrano sul loro cammino. Ettore, consapevole che la volta in cemento del rifugio non avrebbe retto il peso dei panzer,  apre coraggiosamente la botola, esce per metà, ed agita le mani per invitare i tedeschi a fermarsi. Per fortuna  un ufficiale che conosce l’italiano comprende il motivo di tanta agitazione e devia il tragitto della colonna in fuga.

Il rifugio rimarrà lì dimenticato per tantissimi anni. Quando i bambini di casa lo scopriranno diverrà un luogo dall’attrazione fatale.Quando Biondi scoprirà il gioco proibito dei bambini occuperà l’ingresso del rifugio con una conigliera che lo riprecipiterà per sempre nell’oblio.

Spitfire inglesi

“SINGHENNAI”

Soldati alleati davanti ad un rifugio. Dal sito MarcheLiberate

Il terreno dei Gramolini e altri limitrofi vengono scelti dai soldati americani per accampare il loro quartiere ufficiali. Anita,  brava sarta e massaia lava, stira e rammenda le  divise in cambio di zucchero e cioccolata. I bambini di Metaurilia che hanno la rogna vengono curati dai soldati alleati con lo zolfo. Il maestro Jo insegna ai bambini Gramolini a contare e a cantare in inglese.  Tra i Metaurili ebbe grande successo la canzone “Sing at night”, che naturalmente gli allievi in erba pronunciavano “singhennai”.

“CU DIC TURIN?”

Turin ha pescato con la sua barchetta “Gabriella” fino all’età di 80 anni, quando  i figli lo hanno obbligato a smettere.

Per molti anni ancora si è recato ogni giorno a vedere il suo mare ed a controllare il barometro appeso in cucina. Riusciva a prevedere sin dal mattino e con grande precisione ogni minima variazione di temperature e di venti. Spesso diceva ai nipoti, davanti ad un gran bel sole estivo: “Non andate al mare oggi. Non fate nemmeno in tempo ad arrivare in spiaggia che arriva un gran temporale”. E chi non ci credeva, si mollava … ma non di acqua di mare!

Anche Primo Pascucci, il bagnino di Metaurilia, quello dell’orto 24, l’aveva capito. Quando Ettore prevedeva tempesta e vedeva le bandiere verdi di tutti i bagni diceva ai nipoti: “Se andate al mare dite a Primo di mettere la bandiera rossa perché tra poco si alzerà un vento pericoloso per i bagnanti”. E Primo obbediva.

A volte era lui stesso a chiedere ai nipoti di Turin:”Ninin. … cu dic tu non?”

Metaurili a pesca