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Fino ad oggi per il prevalere delle tendenze urbanistiche ci siamo occupati delle abitazioni agglomerate. Continueremo a farlo perché certi quartieri delle maggiori e minori città d’Italia sono un insulto all’Igiene e alla morale, ma è tempo di occuparsi anche delle case dei contadini, se si vuole conservarli ai campi. Da una indagine compiuta, su mio ordine, dall’Istituto Centrale di Statistica, risulta che le case rurali isolate sono 3 milioni e 390 mila circa. Di esse ben 142.298 sono inabitabili, e cioè da demolire, 475 mila sono abitabili, ma con grandi riparazioni, 930 mila con piccole riparazioni; le altre 1.840 mila sono abitabili senza riparazioni. In questo settore c’è da lavorare per almeno trent’anni. La proprietà non è, nella sua maggior parte, in grado di assumersi questa spesa. Si impone l’intervento dello Stato con un contributo da stabilire per ogni categoria di case da demolire o da riparare. Tutto ciò rientra nei lavori pubblici e relativo impiego di mano d’opera. La parola d’o

Fino ad oggi per il prevalere delle tendenze urbanistiche ci siamo occupati delle abitazioni agglomerate. Continueremo a farlo perché certi quartieri delle maggiori e minori città d’Italia sono un insulto all’Igiene e alla morale, ma è tempo di occuparsi anche delle case dei contadini, se si vuole conservarli ai campi. Da una indagine compiuta, su mio ordine, dall’Istituto Centrale di Statistica, risulta che le case rurali isolate sono 3 milioni e 390 mila circa. Di esse ben 142.298 sono inabitabili, e cioè da demolire, 475 mila sono abitabili, ma con grandi riparazioni, 930 mila con piccole riparazioni; le altre 1.840 mila sono abitabili senza riparazioni. In questo settore c’è da lavorare per almeno trent’anni. La proprietà non è, nella sua maggior parte, in grado di assumersi questa spesa. Si impone l’intervento dello Stato con un contributo da stabilire per ogni categoria di case da demolire o da riparare. Tutto ciò rientra nei lavori pubblici e relativo impiego di mano d’opera. La parola d’o

Fino ad oggi per il prevalere delle tendenze urbanistiche ci siamo occupati delle abitazioni agglomerate. Continueremo a farlo perché certi quartieri delle maggiori e minori città d’Italia sono un insulto all’Igiene e alla morale, ma è tempo di occuparsi anche delle case dei contadini, se si vuole conservarli ai campi. Da una indagine compiuta, su mio ordine, dall’Istituto Centrale di Statistica, risulta che le case rurali isolate sono 3 milioni e 390 mila circa. Di esse ben 142.298 sono inabitabili, e cioè da demolire, 475 mila sono abitabili, ma con grandi riparazioni, 930 mila con piccole riparazioni; le altre 1.840 mila sono abitabili senza riparazioni. In questo settore c’è da lavorare per almeno trent’anni. La proprietà non è, nella sua maggior parte, in grado di assumersi questa spesa. Si impone l’intervento dello Stato con un contributo da stabilire per ogni categoria di case da demolire o da riparare. Tutto ciò rientra nei lavori pubblici e relativo impiego di mano d’opera. La parola d’ordine è questa : entro alcuni decenni, tutti i rurali italiana devono avere una casa vasta e sana, dove le generazioni contadine possano vivere e durare nel secoli, come base sicura e immutabile della razza. Solo così si combatte il nefasto urbanesimo, solo così sì possono ricondurre ai villaggi e ai campì gli illusi e i delusi, che hanno assottigliato le vecchie famiglie per inseguire i miraggi cittadini del salario in contanti e del facile divertimento.”